È stato compiuto un significativo passo avanti nella comprensione e nel trattamento dell’Alzheimer grazie al completamento del più ampio atlante mai realizzato delle cellule coinvolte nella malattia. Questo atlante rivoluzionario abbraccia tutte le varietà di cellule presenti nel cervello e fornisce una visione dettagliata delle modifiche che queste subiscono a causa dell’Alzheimer.
Il lavoro è stato portato avanti da un team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che ha pubblicato i risultati di questa importante ricerca su quattro studi distinti sulla rivista scientifica Cell. L’atlante, frutto dell’analisi di oltre 2 milioni di cellule provenienti da oltre 400 campioni prelevati post-mortem dal cervello di individui affetti da Alzheimer, apre nuove e promettenti strade per le future terapie della malattia.
I ricercatori, coordinati da Li-Huei Tsai e Manolis Kellis, hanno esaminato attentamente le alterazioni, i difetti e gli errori che si accumulano nelle cellule a mano a mano che la malattia progredisce. Questa analisi ha permesso di identificare i geni più colpiti dall’Alzheimer, tra cui quelli che regolano il funzionamento dei mitocondri (le centrali energetiche delle cellule), la comunicazione tra neuroni, le proteine responsabili dell’integrità strutturale del DNA e il metabolismo dei grassi.
Un aspetto particolarmente interessante della ricerca è emerso dal confronto tra le cellule dei pazienti con declino cognitivo e quelle di individui che, nonostante la presenza della malattia, mostrano una maggiore resilienza. L’analisi ha rivelato che le persone che mantengono funzioni cognitive integre presentano una maggiore abbondanza di due tipi di neuroni chiamati “inibitori”, responsabili della regolazione dell’attività dei neuroni circostanti. Questa scoperta apre la porta a nuove strade di ricerca mirate a preservare le funzioni cognitive e a rallentare la progressione dell’Alzheimer.
Inoltre, la ricerca ha indicato la possibilità di sviluppare farmaci che migliorino le capacità di riparazione del DNA. Le cellule dei pazienti con Alzheimer accumulano danni al DNA che, nel tentativo di essere riparati, portano a estesi riarrangiamenti ricchi di errori. L’identificazione di questa problematica potrebbe condurre allo sviluppo di terapie mirate per proteggere l’integrità del DNA e rallentare la degenerazione neuronale associata alla malattia di Alzheimer.