Quando nel 1881 Carlo Collodi scrisse Le avventure di Pinocchio non consegnò ai “suoi piccoli lettori” una semplice storia d’intrattenimento, ma un romanzo capace di rappresentare la vera infanzia attraverso gli occhi di un bambino che si ritrova improvvisamente immerso nel mondo degli adulti, un mondo fatto di bugie e sotterfugi e ben lontano da quello che potremmo definire “il mondo delle favole”. Quella di Pinocchio, infatti, non è mai stata la classica storia per bambini, ma un racconto che affonda le sue radici nella brutalità e nella violenza delle fiabe popolari che ritroviamo nell’immagine dei conigli neri con la bara in spalla, nell’epitaffio tombale della fata turchina e nell’orribile descrizione metamorfosi asinina.

Se vi state chiedendo cosa c’entra la storia Pinocchio con il genere soulslike la risposta si trova proprio qui: in quell’immaginario ideato da Collodi, oscuro e malato tanto quanto quello ideato da Hidetata Miyazaki e popolato anch’esso da persone disoneste e da animali che lottano per la sopravvivenza al punto di sopraffare, distruggere e annientare l’altro. Ciò che lega la fiaba di Collodi alle opere di From Software è proprio questo filo conduttore, chiaro e potente, che nasce dalla bellezza della dimensione macabra delle fiabe e che rivive oggi con forza nella nuova opera di Round 8 e Neowiz Games. In Lies of P c’è tutta la poetica di Collodi, quella più oscura, più vera e più intransigente, e tutti gli elementi che hanno reso grandi le opere di FromSoftware, in uno straordinario equilibrio che incanta e coinvolge, donando nuova luce alle avventure del celebre fanciullino di legno. Cerchiamo dunque di capire in questa recensione di Lies of P perché il nuovo soulslike di Neowiz Games è ben più che un semplice clone delle opere FromSoftware e cosa lo rende, al pari dei prodotti a cui si ispira, un’incantevole fiaba nera. 

C’era una volta… un burattino

Lies of P racconta la storia di Pinocchio, un burattino dalle sembianze umane, che si risveglia all’interno di un vagone della stazione di Krat, una città invasa da automi impazziti e afflitta dalla diffusione di una misteriosa piaga. Con l’intento di ritrovare Geppetto, il giovane Pinocchio si incamminerà in un’avventura fatta di pericoli ed incontri sorprendenti che lo porteranno alla fine del suo viaggio a scoprire i segreti che si celano dietro l’invasione di queste creature meccaniche. Il tutto grazie al supporto di Sophia e di Gemini che nel racconto di Neowiz fanno le veci della fata turchina e del Grillo Parlante. 

Con la storia di Lies of P, Neowiz ci regala una reinterpretazione affascinante e virtuosa del Pinocchio di Collodi, rivisitando alcuni elementi chiave del romanzo e donando nuova forma e spessore ai personaggi iconici del racconto

Con la storia di Lies of P, Neowiz ci regala una reinterpretazione affascinante e virtuosa del Pinocchio di Collodi, rivisitando alcuni elementi chiave del romanzo e donando nuova forma e spessore ai personaggi iconici del racconto. Seppur contraddistinti da caratteristiche e connotazioni differenti rispetto alla controparte collodiana, infatti, questi personaggi mantengono intatta la loro indole e le loro funzioni all’interno del racconto. Ad esempio, nel gioco ritroviamo anche il Gatto e la Volpe che, esattamente come nell’opera di Collodi, tenteranno di ingannare Pinocchio proponendo degli affari di dubbia utilità ponendo il burattino di fronte a delle scelte che avranno delle conseguenze. Ovviamente, le citazioni e i riferimenti all’opera di Collodi abbondano: da Geppetto all’automa Polendina, passando per Sophia, la dama dall’abito turchese, sino ad arrivare all’albero degli zecchini d’oro, molti degli elementi di Lies of P omaggiano l’opera di Pinocchio in modi originali e inaspettati con un cast di personaggi secondari variopinti e ricchi di carisma.

Da questo punto di vista, un plauso va fatto anche alle bellissime missioni secondarie presenti nel gioco che evidenziano ulteriormente la presenza di una sceneggiatura brillante e ricca di suggestioni. Esattamente come l’opera di Collodi, anche il racconto di Lies of P presenta una morale che ci insegna che nella vita ogni scelta ha il proprio prezzo e che ognuna è in grado di contribuire alla formazione della nostra identità. Nel corso dell’avventura P dovrà, infatti, procedere decidendo se mentire o meno ai personaggi che incontrerà lungo il suo cammino attraverso un sistema di scelte morali che porteranno a delle conseguenze e a diversi finali. Un espediente semplice, ma di grande impatto che va ad impreziosire ulteriormente l’intreccio proposto dal team che propone temi maturi e complessi come l’accettazione di sé, l’importanza del libero arbitrio e l’elaborazione del lutto con una delicatezza tutta fiabesca. 

Vecchie meccaniche, nuova forma

In termini strettamente ludici, invece, Lies of P pesca a piene mani da quella che è tutta la tradizione di FromSoftware legata al genere, con un occhio di riguardo a due opere nello specifico: Bloodborne e Sekiro. Il sistema di combattimento recupera, infatti, molte delle meccaniche viste nei due titoli, proponendo un equilibrio tra le varie contaminazioni che appare solido e soddisfacente. L’impianto confezionato dal team propone lo stesso schema di comandi già visto nei vari suols, con la possibilità di effettuare dunque l’attacco normale premendo il dorsale destro, l’attacco caricato con il grilletto destro, la schivata con il cerchio, l’uso degli oggetti con il quadrato e l’attacco con il Braccio a Legione con il grilletto sinistro. Quest’ultimo ha un funzionamento analogo alla protesi del Lupo di Sekiro che fungeva da vera e propria arma secondaria: avremo dunque anche qui la possibilità di spaziare con le varie tipologia di Braccia nonché di potenziarle. 

Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e dell’angoscia” – Franz Kafka

Di base, dunque, Lies of P non propone nulla di davvero innovativo sul piano ludico, ma è comunque da lodare la cura con cui il team è riuscita a riproporre quanto visto nei titoli FromSoftware, operando una sintesi perfetta ed equilibrata delle meccaniche più recenti introdotte nelle opere più celebri dello studio. In Lies of P, torna ad esempio anche la possibilità di effettuare una parata perfetta, meccanica già vista in Sekiro che risulta estremamente utile contro i nemici più aggressivi e contro gli attacchi speciali dei boss (facilmente riconoscibili grazie all’aura che li anticipa di colore rosso). Se è vero, però, che in Sekiro imparare a effettuare parate perfette risultava fondamentale per riuscire a proseguire nell’avventura, lo stesso non si può dire per Lies of P.

La filosofia alla base del titolo di Neowiz non è così intransigente ed il livello di sfida risulta comunque inferiore a quello proposto nelle opere a cui si ispira e mai proibitivo. Chiariamo: l’opera di Neowiz resta un’avventura impegnativa, ma comunque accessibile a chi non ha molta dimestichezza con i titoli FromSoftware. Una volta giunti al boss, ad esempio, avremo sempre l’opportunità di evocare uno spettro che ci fornirà il suo aiuto in battaglia e in caso di morte, al contrario di quanto accade nei titoli FromSoftware, ritroveremo i punti Ergo perduti non sul luogo della dipartita bensì direttamente fuori dall’arena. Un espediente che rende dunque l’avventura di Neowiz più permissiva, senza che il giocatore vada incontro ad ingenti danni.

Un ulteriore apprezzamento poi va sicuramente alle sconfinate possibilità offerte dal titolo in termini di personalizzazione.

Un ulteriore apprezzamento poi va sicuramente alle sconfinate possibilità offerte dal titolo in termini di personalizzazione. All’inizio dell’avventura potremo scegliere tra tre differenti profili: Via del Grillo, Via del Bastardo e Via dello Spazzino, presentano un set di statistiche che prediligono rispettivamente equilibrio, destrezza e forza. Ovviamente, tale scelta non andrà ad influire sul vostro stile di combattimento che potrà essere definito in base al potenziamento delle vostre statistiche e in relazione all’equipaggiamento scelto.

L’arsenale presente in Lies of P è ampio e sfaccettato. Avremo a disposizione vari tipi di lame e impugnature con qualità e caratteristiche diverse che potremo persino combinare tra loro presso il negozio di armi presente all’Hotel Krat (l’hub centrale del gioco) per ottenere così effetti unici e moveset diversi. Ad esempio, potrete unire la lama di uno spadone all’impugnatura di un bastone, ottenendo così un’arma potente, ma molto più leggera da maneggiare. 

Ma non è tutto: le lame, ovviamente, potranno essere potenziate tramite il dispendio di materiali ed ergo, ma sarà anche possibile alterare i valori dell’impugnatura per adattarli al nostro stile di combattimento. Come se non bastasse, poi, sia impugnatura che arma saranno dotate di specifiche Arti favola, abilità speciali che potremo sfoderare, a patto di aver riempito le tre barre blu posizionate subito sotto gli indicatori dell’energia e della stamina. 

Le Arti Favola delle lame sono generalmente colpi poderosi capaci di infliggere maggiori danni, arrivando a rompere la postura dei nemici, mentre quelle delle impugnature conferiscono dei boost temporanei alla potenza degli attacchi base. Insomma, capirete che le possibilità di sperimentare con build e stili di combattimento differenti sono pressocché tantissime. Non manca poi la possibilità di potenziare il nostro personaggio: parlando con Sophia potremo salire di livello spendendo punti ergo e acquisire abilità extra potenziando l’organo P nello studio di Geppetto, una sorta di skill tree diviso in vari nodi che ci consentono di ottenere diverse aggiunte e upgrade. Il tutto spendendo i Quarzi, materiali di pregio che potremo trovare all’interno delle aree segrete e sconfiggendo boss e mini-boss.

Echi di Fiaba

Fiore all’occhiello di tutta la produzione, però, resta senza dubbio la direzione artistica che si mostra ispirata e di grande pregio. Certo, c’è qualche scenario che risulta meno originale e che richiama direttamente le opere di FromSoftware (le strade di Krat riportano alla memoria i vicoli di Yarnham di Bloodborne e non solo), ma l’attenzione riposta in gran parte delle architetture è davvero degna di nota: si passa dallo stile liberty a quello gotico, ma c’è spazio anche per la reinterpretazione di alcuni elementi di matrice collodiana che vanno ad impreziosire ulteriormente un immaginario ricco di suggestioni fiabesche e tipicamente dark fantasy. Ottima anche la scelta dei colori, sempre vitati verso i toni freddi, che vanno a comporre una palette cromatica capace di dare forma ad un set di atmosfere assolutamente uniche. Si passa dalle luci sfavillanti dell’Hotel di Krat, immerso nella sua grandiosità e nel suo sfarzo, al buio delle strade macchiate di sangue e attorniata da palazzi ombrosi e decadenti, specchio di una Belle Epoque ormai logora e frantumata.

Nulla da dire anche sul fronte tecnico. Il team ha svolto un lavoro eccellente sulle animazioni che risultano sempre fluide ed estremamente curate. Anche i modelli poligonali appaiono tutti molto convincenti e il sistema d’illuminazione garantisce eccellenti giochi di luce con riflessi vivibili anche sulle superfici delle armi e sugli elementi dello scenario come vetrine, specchi d’acqua e pavimenti di marmo. Da segnalare, solo qualche problemino riscontrato nella gestione della telecamera che a volte ci ha fatto un po’ penare in alcuni scontri contro i boss più massicci, risultando molto imprecisa e a tratti caotica.

Per il resto, però, c’è da dire che non abbiamo riscontrato nessun bug o calo di frame: su PS5 tra le tre modalità grafiche messe a disposizione, abbiamo selezionato la modalità Prestazioni a 1080p e 60fps che ci ha regalato un’esperienza solida e fluidissima . Il tutto accompagnato dalla presenza di un comparto sonoro che propone un’ottima selezione brani orchestrali che hanno contribuito a donare un ulteriore tocco di carisma allo splendido immaginario imbastito dal team. 

85
Lies of P
Recensione di Roberta Pagnotta

Lies of P è una splendida fiaba nera che seduce e incanta sin dalle prime ore di gioco. L’opera di Neowiz Games recupera gran parte degli stilemi delle opere di FromSoftware, regalandoci un soulslike divertente e appagante che reinterpreta in maniera virtuosa la novella del celebre burattino di legno. Nonostante il gioco non porti nulla di davvero innovativo sul fronte ludico, Lies of P resta un’avventura dotata di un grande carisma e di un’immaginario incantevole che omaggia i capolavori di Hidetaka Miyazaki con grande cura e delicatezza. Se siete, come chi vi scrive, appassionati del genere soulslike troverete quest’opera molto più accessibile rispetto ai vari Sekiro e Bloodborne, ma comunque dotata di un livello di sfida impegnativo e di tutta una serie di citazioni che non faticherete ad apprezzare. In molti hanno provato a replicare quanto compiuto da FromSoftware in passato e ad oggi potremmo dire che solo Neowiz ha raggiunto dei risultati pienamente soddisfacenti. A questo punto siamo davvero curiosi di scoprire cosa lo studio sudcoreano ha in serbo per noi con i suoi prossimi titoli. Restando ancorato a questa struttura e con qualche idea in più sul fronte ludico, Neowiz potrebbe davvero riuscire a stupirci in futuro.

ME GUSTA
  • Una splendida reinterpretazione dell'opera di Collodi
  • Direzione artistica di grande pregio
  • Combat system solido ed appagante
  • Arsenale ampio e con possibilità di personalizzazione sconfinate
FAIL
  • Alcuni scenari risultano poco ispirati con ambientazioni già viste negli altri titoli From
  • La telecamera dà problemi in presenza di spazi angusti e boss massicci
  • Se siete veterani del genere, potreste trovarlo un po' troppo accessibile