Terra sferica: il primo grande viaggio di Magellano

Alla fine Il viaggio di Magellano dimostrò definitivamente quattro cose: che la Terra è una sfera; che la circonferenza del pianeta è maggiore di quanto avessero mai creduto tutti i geografi; che l’America poteva essere circumnavigata al pari del continente africano; che si perdono 24 ore se si segue il cammino del Sole da oriente ad occidente. Quest’ultima osservazione fornì le basi a nuove speculazioni di interesse fisico e metafisico sulla natura del tempo e dell’eternità, tuttavia il mondo è ancora pieno di persone che credono che la Terra sia piatta.

La terra sferica forse è una delle certezze scientifiche più messe in discussione negli ultimi secoli. In un’era dove riusciamo a comunicare in tempo reale, grazie ai satelliti, da una parte all’altra del globo, dove abbiamo scoperto i mezzi per sconfiggere malattie fino a poco tempo fa mortali ed altro ancora, è tornata in auge la diffusione della pittoresca credenza che la Terra sia piatta. Tuttavia il concetto di sfericità della Terra è un concetto molto antico, è per questo che il perdurare del terrapiattismo è un qualcosa che andrebbe studiato e analizzato, ma non è questo il pezzo che leggerete. Qui cercheremo di raccontare la storia di questa scoperta, di come nei secoli più e più volte sono state realizzate imprese per avvalorare questa teoria e di alcuni accorgimenti (come se ce ne fosse bisogno) per dimostrare il valore degli studi di questi storici.

Il concetto di sfericità della Terra risale addirittura all’antica filosofia greca (non a ieri) intorno alla fine del VI secolo a.C. ma rimase comunque una questione di speculazione filosofica fino al III secolo a.C. fino a quando l’astronomia ellenistica stabilì la forma sferica della Terra come un dato fisico. Il paradigma ellenistico fu gradualmente adottato in tutto il Vecchio Mondo durante la tarda antichità e il Medioevo, ma la prima dimostrazione pratica della sfericità della Terra venne conseguita solto dalla spedizione di circumnavigazione di Ferdinando Magellano e Juan Sebastián Elcano (1519-1521).

Prima di allora (ma purtroppo anche adesso per alcune minoranze) prevaleva il concetto di una Terra piatta. Nella prima mitologia mesopotamica, il mondo veniva raffigurato come un disco piatto galleggiante nel mare e circondato da un cielo sferico, costituendo ciò la premessa alle antiche mappe del mondo come quelle di Anassimandro ed Ecateo di Mileto. Ma la Terra Piatta non era la sola credenza, esistevano ulteriori fonti per le quali la Terra sarebbe più simile ad una ziqqurat a sette strati, una montagna cosmica, accennata nell’Avestā e in antichi scritti persiani o una ruota, una ciotola o un piano a quattro angoli. La consapevolezza che la figura della Terra è più precisamente descritta come un ellissoide risale al XVIII secolo. Difatti all’inizio del XIX secolo, l’appiattimento dell’ellissoide Terra venne determinato nell’ordine di 1/300 (Delambre, Everest) mentre il valore moderno è vicino a 1/298,25, come calcolato negli anni sessanta dal Sistema Geodetico della Terra (World Geodetic System) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America. Per non elencare tutti i grandi filosofi greci che ipotizzarono la sfericità della Terra ricordiamo uno dei più famosi, e pop, come Aristotele che ricordava già questo assioma in tempi molto antichi:

Ci sono stelle viste in Egitto e […] a Cipro che non si vedono nelle regioni settentrionali. La Terra potrebbe essere una sfera non molto grande, perché altrimenti l’effetto di un così piccolo cambiamento di luogo non sarebbe stato così evidente. (De caelo, 298a2-10)

Aristotele non si fermò a queste ipotesi, ma durante i suoi anni di studi continuò a fornire argomenti fisici e osservazioni a sostegno dell’idea di una Terra sferica tra i quali:

  • Ogni porzione della Terra tende verso il centro fino a formare una sfera per compressione e convergenza. (De caelo, 297a9-21)
  • Viaggiatori che vanno a sud vedono le costellazioni meridionali salire più in alto sopra l’orizzonte
  • L’ombra della Terra sulla Luna durante una eclissi lunare è rotonda. (De caelo, 297b31-298a10)

Questo studio lo entusiasmò sotto molti punti di vista, introducendo al suo interno i concetti di simmetria, equilibrio e di ripetizione ciclica. Nel suo Meteorologia egli divide il mondo in cinque zone climatiche: due zone temperate separate da una zona torrida vicino all’equatore, e due regioni fredde e inospitali, ”una vicina al nostro polo superiore o settentrionale e l’altra vicina al… polo sud” entrambe impenetrabili e cinte di ghiaccio (Meteorologica, 362a31-35). Un chiaro esempio di lungimiranza e studio analitico dei nostri astri poteva permettere anche ad uno studioso “statico” come Aristotele di ipotizzare la vera forma e composizione del nostro Pianeta. Tuttavia facendo un balzo enorme in avanti è solo con Ferdinando Magellano che si sperimenta per la prima volta la sfericità della Terra.

Il viaggio di Magellano attorno alla Terra “sferica”

Ferdinando Magellano, nato a Porto nel Portogallo nel 1480, è stato uno dei più grandi esploratori della storia dell’umanità, era un uomo di mare, un avventuriero, ma nonostante ciò, a differenza di tanti altri suoi “colleghi”, il suo lavoro purtroppo ancora viene messo in discussione. Ma andiamo a ripercorrere le tappe della grande avventura del primo uomo che circumnavigò il globo terrestre.

Ma andiamo a ripercorrere le tappe della grande avventura del primo uomo che circumnavigò il globo terrestre.

Alla base della sua grande impresa c’era l’intuito e una consapevolezza negli scritti dei tantissimi studiosi che prima di lui avevano accertato la conformazione della Terra sferica. Intuì l’esistenza di un passaggio che collega l’Oceano Atlantico al Pacifico, difatti quando attraversò lo stretto che oggi porta il suo nome, pianse per la gioia di aver trovare un mare calmo, dopo svariati ostacoli. Nessuno in quel periodo poteva affermare, che esistesse un passaggio naturale tra l’Atlantico e il Pacifico, nell’America del Sud, ma qualcosa diceva a Magellano che era così ed è per questo che la sua caparbietà lo portò alla fine al successo.

Tuttavia è giusto ricordare i punti salienti di quella impresa che accertò la sfericità del nostro pianeta. Il 10 agosto del 1519, Ferdinando Magellano iniziò la sua avventura al comando di cinque navi (Trinidad, San Antonio, Concepción, Victoria e Santiago). Aveva a disposizione un equipaggio di 270 uomini di diversa nazionalità, con una percentuale molto alta di marinai di origine portoghese e basca. La spedizione costeggiò il Nord Africa fino alla Sierra Leone e successivamente imboccò la rotta occidentale, raggiungendo le coste dell’attuale Rio de Janeiro. Più avanti, i viaggiatori si trovarono dinnanzi al Río de la Plata, che in un primo momento confusero con il famoso passaggio intuito da Magellano.

La delusione fu grande quando si accorsero che non era così.

Infine, si imbatterono nella baia di San Giuliano, in pieno inverno. Decisero di aspettare proprio lì, nell’attesa che il clima migliorasse, visto che l’equipaggio era stremato. I capitani delle varie navi ordirono una cospirazione contro Ferdinando Magellano, ma fu scongiurata e alcuni responsabili vennero cacciati, mentre altri furono abbandonati al loro destino. Ma fino ad allora non ci fu nulla che poteva provare gli assiomi dei vari greci e dello stesso Magellano, arrivare nelle coste dell’America era già stato realizzato da Colombo e da molti altri, l’esploratore portoghese doveva “svalicare” quel continente per provare che la Terra non era un “piatto”. E’ proprio nella primavera del 1520, che il sogno si avvera: in quel periodo fu possibile proseguire il viaggio e trovare quel passaggio sognato anni addietro. Proprio lì si trovava la via verso il Mare del Sud, nome con cui all’epoca era conosciuto l’oceano Pacifico.

Attraversare questo immenso mare fu un vero tormento, ma una volta giunti dalla parte opposta, ad attenderli ci sarebbe stato un mare calmo. Per questo motivo venne ribattezzato Oceano Pacifico (nome pervenuto fino ai giorni nostri anche se si tratti dell’Oceano più agitato della Terra). Gli storici dell’epoca scrissero che Ferdinando Magellano pianse di gioia per ore dinnanzi a questo spettacolo.

Gli storici dell’epoca scrissero che Ferdinando Magellano pianse di gioia dinnanzi a questo spettacolo.

Lo stretto, che oggi porta il nome di Magellano, era stato inizialmente battezzato stretto di Tutti i Santi, proprio dallo stesso navigatore. In seguito, l’equipaggio navigò verso nord, costeggiando il Cile, per poi entrare in mare aperto, addentrandosi verso l’occidente. L’oltrepassare quello stretto rappresentava in tutto e per tutto la prova tangibile degli studi degli antichi greci e della caparbietà dello stesso Magellano nel credere alla sfericità del globo. Ovviamente il viaggio rappresentava un’ulteriore incognita, considerando che l’equipaggio dello stesso Magellano, doveva affrontare un “mare nuovo”. Le difficoltà non iniziarono a mancare, prime fra tutti  i viveri e l’acqua che scarseggiavano. Antonio Pigafetta, cronista della spedizione, scrisse così la situazione:

Quello che mangiavamo non era più pane, bensì briciole piene di vermi che avevano divorato tutto il contenuto. Inoltre, emanava un insopportabile fetore, perché impregnato di urina di ratti. L’acqua che bevevamo era putrida e puzzolente. Per non morire di fame, ci vedevamo costretti a mangiare dei pezzi di cuoio che ricoprivano l’albero della nave.

Infine, giunsero alla Isla de los Ladrones, probabilmente Guam e in quel luogo finalmente poterono approvvigionarsi con acqua e cibo. Quindi, ripartirono imbattendosi in un altro arcipelago che battezzarono con il nome di Filippine, in onore di Filippo II, re di Spagna. Gli indigeni del luogo opposero resistenza alla presenza dei visitatori e intrapresero cruenti battaglie contro di loro e proprio durante una di esse, Ferdinando Magellano morì nel 1521. A completare l’impresa del giro del mondo furono i sopravvissuti, poiché la battaglia mise fine alla sua vita senza dargli la possibilità di vedere realizzato il suo obiettivo tuttavia “l’esperimento era riuscito”: la sfericità della Terra era stata provata”.

Magellano entrerà di diritto nella storia.

Alla fine il viaggio di Magellano dimostrò definitivamente quattro cose: che la Terra è una sfera; che la circonferenza del pianeta è maggiore di quanto avessero mai creduto tutti i geografi; che l’America poteva essere circumnavigata al pari del continente africano; che si perdono 24 ore se si segue il cammino del Sole da oriente ad occidente. Quest’ultima osservazione fornì le basi a nuove speculazioni di interesse fisico e metafisico sulla natura del tempo e dell’eternità.

Qualche consiglio anti terra-piattista

Siamo più che consapevoli che non basterà un articolo a far cambiare idea, non ci riuscì Magellano e non ci sono riusciti gli astronauti della NASA con le loro fotografie dalla ISS o dalla Luna figuriamoci, tuttavia ci sembrava coerente donare qualche piccolo e semplice esperimento “pro-sfericità” da donare agli scettici.

  1. Le navi che si allontanano in mare spariscono progressivamente dietro la curvatura terrestre che ne nasconde prima lo scafo e poi le parti più alte. Questa è tra gli esempi più semplici, ma più efficaci perché dimostra chiaramente la convessità del mare, che segue la superficie equipotenziale gravitazionale della Terra (che ha appunto la forma di una sfera).
  2. All’alba o al tramonto il Sole può illuminare le nuvole dal basso. Questo fenomeno è possibile perché il Sole, visto dall’altezza delle nuvole, si trova già sopra l’orizzonte, ma ancora sotto il piano orizzontale alla base delle nuvole. È chiaro che, in uno scenario di “Terra piatta”, al Sole sarebbe impossibile illuminare le nuvole dal basso. Questa è la prova più semplice e facilmente riscontrabile da chiunque, della rotondità della Terra, tuttavia c’è un’altra prova ancora più efficace alla quale si può assistere più frequentemente.
  3. Salendo di quota l’orizzonte si allontana. Questo effetto è riscontrabile molto facilmente per chi vive vicino a una costa con alture: una lontana imbarcazione o piattaforma petrolifera appare “all’orizzonte” se viene osservato dal livello del mare e “al di qua” dell’orizzonte se osservato da una certa quota.
  4. La circolazione atmosferica a grande scala è ricca di fenomeni come correnti a getto, cicloni e anticicloni, ed è interamente plasmata da due fattori principali: l’energia ricevuta dal Sole e la rotazione del globo terrestre. Quest’ultima, in particolare, induce su tutte le masse d’aria che si spostano in senso N-S, una deviazione peculiare chiamata legge di Ferrel, che si riconosce ad esempio nel caratteristico moto spiraleggiante in senso antiorario dei cicloni nel nostro emisfero, circostanza che non sarebbe spiegabile su una Terra che non fosse una sfera in rotazione.
  5. La frequenza delle stelle cadenti. Ultimo, ma ce ne sarebbero ancora decine e decine di esempi da far provare ai nostri amici scettici. Se avessimo un cielo buio, senza l’attuale inquinamento luminoso, tutte le sere vedremmo in cielo parecchie meteore, le scie luminose delle “stelle cadenti“. Studiando ed analizzando il fenomeno, scopriremmo che, a parte le date ricchissime di meteore associate agli sciami meteorici, potremmo vedere più stelle cadenti alla fine della notte che non all’inizio. Il motivo? È il “vento” di meteore sporadiche dovuto al fatto che, prima dell’alba, la rotazione terrestre ci ha portato in vista del punto verso cui la Terra si muove nello spazio mentre rivolve attorno al Sole. Se dovessimo prendere in esempio una nave è come se ci trovassimo “a prua” a prendere più pioggia meteoritica. Questa è l’ennisima prova contemporaneamente della sfericità della Terra, della sua rotazione su se stessa e della rivoluzione attorno al Sole.
Ancora una immagine da Hubble
Ancora una immagine da Hubble