In genere, le stelle di neutroni (note come pulsar) sono note per emettere onde radio a intervalli regolari, che vanno dai secondi ai millisecondi. Quando queste stelle di neutroni si avvicinano alla fine del loro ciclo di vita, rallentano e non vengono più definite pulsar, ma piuttosto magnetar. Secondo The Conversation, gli scienziati sono rimasti sconcertati dalla scoperta di una pulsar (o magnetar) che emette onde radio con un ciclo di 22 minuti da oltre 30 anni. Quando una pulsar rallenta e diventa una magnetar, le sue emissioni radio dovrebbero essere rilevabili solo per pochi anni al massimo, non per qualche decennio. In altre parole, stiamo assistendo a un fenomeno anomalo se si confrontiamo le conoscenze attuali con quanto è stato scoperto.
La strana magnetar GPM J1839-10
Quando i ricercatori hanno setacciato i dati archiviati dal telescopio Very Large Array nel Nuovo Messico, si sono imbattuti in una magnetar (ora denominata GPM J1839-10) attiva dal 1988, il che solleva molte domande sulla sua origine e sulla sua prolungata visibilità. Se confrontata con altre pulsar e magnetar presenti nel database, è evidente che questa magnetar di oltre 30 anni, ma appena scoperta, ha qualcosa di diverso. Sulla base delle loro ricerche, gli scienziati hanno affermato che ogni impulso viene prodotto dalla sua sorgente ogni 1.318,1957 secondi, che è quella che attualmente si ritiene essere la durata media dell’impulso nella maggior parte dei casi (decimo di millisecondo più o meno). Inoltre, quando una pulsar rallenta e diventa una magnetar, è una chiara indicazione che ci stiamo avvicinando alla fine del suo ciclo di vita e che smetterà completamente di emettere onde radio. GPM J1839-10, tuttavia, vanta un impulso di 5 minuti e un intervallo di 17 minuti tra un impulso e l’altro, il che induce i ricercatori a chiedersi come, perché e se la sorgente stessa sia in realtà una pulsar, una magnetar o qualcosa di completamente diverso. La radioastronoma Natasha Hurley-Walker, autrice principale dello studio, spera di trovare altre magnetar che funzionano in modo simile, in modo da poter confrontare questa anomalia con altri dati.
Gli alieni sono coinvolti?
Se vi state entusiasmando per la possibilità che la vita extraterrestre sia responsabile di una così strana emissione celeste, siamo qui per deludervi solo un po’. Quando le pulsar furono scoperte per la prima volta da Jocelyn Bell Burnell e dai suoi colleghi nel 1967, anche loro fecero questa ipotesi. Infatti, chiamarono la prima pulsar scoperta “LGM 1”, che è un acronimo per little green men (omini verdi). Ma data la presenza diffusa di pulsar nell’universo conosciuto e la coerenza e l’uniformità della maggior parte di esse nell’emissione di radiofrequenze, diventa subito evidente che le pulsar sono semplicemente una parte della natura che stiamo ancora cercando di comprendere appieno.