In diverse zone del Sud Italia, il fenomeno dei randagi è diventato una vera emergenza, con cani abbandonati che vagano in cerca di cibo e riparo, spesso soggetti a violenze e maltrattamenti. Molte di queste povere creature finiscono ammassate nei cosiddetti “canili lager,” dove la situazione è tragica: gli animali vengono stipati all’interno di gabbie e le amministrazioni comunali, per ogni cane accalappiato, spendono cifre che variano dai 300 ai 1.000 euro all’anno. Tuttavia, i fondi destinati spesso non vengono impiegati adeguatamente per la cura dei cani.
La soluzione a questo problema potrebbe essere la prevenzione del randagismo tramite sterilizzazioni e campagne di sensibilizzazione sulla responsabilità degli animali domestici. Vieste rappresenta un esempio virtuoso con il progetto “Progetto zero cani in canile”, che ha portato al risparmio di ben 120.000 euro per il Comune. Questo modello vincente dimostra che è possibile fermare il fenomeno dei randagi e risparmiare risorse, ma richiede un approccio combinato di interventi.
I volontari, come Luana, Francesca, Matteo e molti altri, svolgono un ruolo fondamentale nella gestione di questa crisi. Ogni giorno, questi volontari si impegnano con dedizione e coraggio, affrontando molte difficoltà, e talvolta arrivano persino ad aprire le proprie case per offrire aiuto agli animali in difficoltà. Essi si scontrano con l’indifferenza delle autorità locali, ma diventano le prime sentinelle dei cittadini preoccupati per i branchi di randagi che vagano per le strade o per i turisti che segnalano situazioni di abbandono e maltrattamento.
Secondo il rapporto LAV 2022, in Italia vi sono oltre 600.000 cani randagi e più di 2,5 milioni di gatti. Anche se il randagismo è in lieve diminuzione rispetto al passato, le differenze tra il Nord, il Centro e il Mezzogiorno sono ancora evidenti, con quest’ultimo che presenta il numero più elevato di cani detenuti nei canili. La sterilizzazione dei cani è ancora troppo bassa, con un aumento di appena il 2,4%.
I volontari sottolineano la necessità di sensibilizzare riguardo alla sterilizzazione e denunciano il continuo abbandono e la violenza verso gli animali. Spesso, sono proprio i turisti a segnalare e lamentarsi di questa situazione. I canili, che dovrebbero essere luoghi temporanei di transito per gli animali in attesa di adozione, spesso si trasformano in gabbie in cui gli animali soffrono e perdono il loro equilibrio psicologico, rendendo difficile la loro adozione futura.
Tuttavia, Vieste offre una speranza con il suo modello di successo. Francesca Toto e il suo “Progetto zero cani in canile” dimostrano che con un approccio diverso basato sul controllo dei privati, azioni educative e repressione degli abbandoni, si può ottenere un notevole risultato. Vieste ha ottenuto notevoli risparmi per l’amministrazione, mentre i costi obbligatori sono stati ridotti drasticamente grazie alle sterilizzazioni.