L’annuncio della terza stagione di Ted Lasso è stato accompagnato da voci più o meno sibilline che la presentavano come il canto del cigno per l’acclamatissima serie Apple Tv. Il tipo di voci che anche se non confermate “in via ufficiale” al 99% significano che lo show non sarà mai più come prima, in questo caso per l’avvicendamento certo del protagonista interpretato (da praticamente due decadi) da Jason Sudeikis, che poi ha portato il personaggio al centro di un prodotto seriale insieme a Bill Lawrence, uno di che di titoli di successo per il piccolo schermo se ne intende eccome.
Poi la stagione è uscita e si è capito sarebbe stata l’ultima praticamente sin dal momento dell’annuncio del minutaggio degli episodi, decisamente più lunghi rispetto al passato. Sensazione confermata da un focus narrativo che è diventato progressivamente mirato più che altro alla chiusura di tutti gli archi narrativi dei personaggi e dalla struttura della stagione stessa, praticamente spezzata in due parti, come se si fosse deciso di accorpare per arrivare ad una chiusura rispettando delle tempistiche.
Inutile dire che tutto questo non ha prodotto la stagione di Ted Lasso migliore possibile. Anche se parliamo di una serie che ha comunque significato molto per la serialità contemporanea, certificando come le sperimentazioni sono sempre ben accette quando riescono a connettersi con la contemporaneità.
Di fatto il titolo questo è. Un esperimento, sempre bene ricordarlo.
Inutile dire che tutto questo non ha prodotto la stagione di Ted Lasso migliore possibile.
A più di un mese dalla conclusione le voci per un ipotetico nuovo capitolo non accennano minimamente a placarsi, tra interviste rilasciate dagli attori e tweet neanche troppo misteriosi che provengono direttamente dall’account dello streamer (qui per chi volesse approfondire).
La domanda diventa allora: “Come potrebbe proseguire Ted Lasso? Quali strade potrebbero aprirsi per i protagonisti della serie?“.
Tutte cose interessanti che noi avremo l’ardore di approfondire, partendo però dallo sviscerare una premessa fondamentale, ovvero cosa è stata la serie Apple e come ha avuto tutto questo successo.
Coach Ted Lasso
Ted Lasso come personaggio interpretato da Jason Sudeikis nasce all’inizio degli anni Duemila, concepito dall’attore insieme a Brendan Hunt, il coach Beard che lo segue da sempre e anche autore della serie Apple.
La sua nascita risale ai tempi in cui i due sopracitati e Joe Kelly (produttore) facevano parte del gruppo comico Boom Chicago e nello specifico, quando Hunt, tifosissimo dei Chicago Bears, squadra della NFL, ritornò da un periodo passato ad Amsterdam, dove ebbe una sorta di innamoramento per il “soccer”. Testimonianza avvalorata dalla terza stagione della serie, in cui l’illuminazione di Lasso per il calcio totale avviene proprio ad Amsterdam. Le partite a FIFA si dice abbiano fatto il resto e i tre si innamorarono dell’idea di creare un coach americano che allenasse una squadra di calcio.
Arriva il 2013 e la NBC firma un contratto da 250 milioni di dollari per accaparrarsi i diritti delle partite della Premier League negli Stati Uniti. Serve però una campagna promozionale e chi meglio del personaggio interpretato da Sudeikis, divenuto intanto famoso per le sue apparizioni al Saturday Night Live, per esserne il protagonista?
La campagna “An American Coach in London” vide Lasso e coach Beard alla guida della prima squadra del Tottenham Hotspur F.C.
Inutile dire che lo spot fu un successo e divenne virale in pochissimo tempo, tant’è che la NBC decide di coinvolgere nuovamente il personaggio per la promozione anche della stagione successiva, in cui figura come un’opinionista tornato negli USA con la coda tra le gambe dopo essere stato licenziato dalla squadra londinese.
Ted Lasso come personaggio interpretato da Jason Sudeikis nasce all’inizio degli anni Duemila, concepito dall’attore insieme a Brendan Hunt, il coach Beard che lo segue da sempre e anche autore della serie Apple.
Nonostante questo successo diverse case di produzione scostarono i numerosi tentativi di creare una serie sul personaggio, finché, nel 2019, Apple accettò, puntando anche sulla presenza di un nome forte come Lawrence.
Il resto è, come si dice, Storia, perché “Ted Lasso” è ormai un brand riconosciuto a livello mondiale, non solo per le tre stagioni, ma anche per il merchandising dell’AFC Richmond, le continue collaborazioni con le più importanti squadre di Premier League e per la sua presenza all’interno di FIFA 2023, a seguito della partnership con EA Sports.
Pensate che AirBnB ha fiutato l’occasione e ha organizzato un tour per una permanenza nei luoghi dei set e addirittura “Bantr” (l’app di appuntamenti dello show televisivo) è riuscita ad avere un suo corrispettivo reale.
Un successo incredibile, forse troppo per fermarsi qua.
Il metodo Lawrence – Sudeikis
Tutto deve passare per una serie di successo e una serie di successo ha dei valori artistici, nonostante i tempi che corrono, in cui questa regola sembra non valere quasi mai.
Ted Lasso nasce da un doppio cortocircuito.
Il primo è quello tra la concezione di sport nordamericana e britannica, agli antipodi, sia per contenuto che per forma, la prima molto ondivaga ed aperta, anzi, affamata dell’esplorazione di nuovi lidi e la seconda invece radicata, estrema, quasi reazionaria.
Gli autori tentano di ricreare questo incontro / scontro sul linguaggio, fondendo commedia da sitcom e british nel tentativo di trovare un equilibrio incredibile e assolutamente non scontato, basato sul rovesciamento di tutti gli stereotipi delle une e delle altre, curato, educato e poi fatto camminare da solo dal personaggio di Sudeikis, che man mano che le puntate passano si mette sempre più da parte, un po’ come coach Lasso nella serie. E nella creazione e lo sviluppo dei personaggi Lawrence è un maestro, lo si vede anche qua, sia con i vari Roy, Nate, Keeley, Jamie, Rebecca e Trent, ma, soprattutto con i calciatori della prima squadra.
Ted Lasso nasce da un doppio cortocircuito.
Da qui parte il secondo cortocircuito: creare una serie fondata sull’empatia e sull’importanza di coltivare con gli altri le proprie fragilità in modo da poterle superare insieme in un ambiente sempre più improntato al protagonismo, all’individualità e al successo ad ogni costo, puntando più che altro sulla vendita della propria immagine.
Metafora di un mondo attuale che si fonda sulla prevaricazione, l’alienazione e la commercializzazione della crisi, ignorata e in larga parte causata da una realtà basata sul confronto, sul giudizio e su dei modelli concepibili solo in teoria.
Ted Lasso è concepita come una seduta terapeutica di gruppo, in cui anche lo psicologo si mostra come un uomo fragile. Non c’è nulla di retorico o di scontato questo aspetto, curato anche quando l’altro livello, quello più legato all’emotività sfocia in un buonismo a volte penalizzante e comincia ad affrontare argomenti più per dovere che per sinergia con la propria storia.
The Richmond Way
L’ultima puntata chiude un cerchio legato ad un nome e cognome, ma, di fatto, apre a tutte quante una serie di possibilità, perché ormai il Richmond e quindi la serie, può andare avanti da sola, avendo sorpassato il guado per cui serviva la conduzione del suo baffuto Caronte, che doveva compiere il suo viaggio.
Alla luce di tutto quello che abbiamo scritto in questo articolo avrete capito perché non siamo per nulla sorpresi della scelta di Apple. Dopo tutto al giorno d’oggi c’è chi insiste a tenere in vita serie e franchise per veramente (veramente) molto meno. Ma quali sono le strade per il futuro?
Dopo tutto al giorno d’oggi c’è chi insiste a tenere in vita serie e franchise per veramente (veramente) molto meno.
Ce ne sono due più che plausibili, che, tra l’altro, non si escludono a vicenda, anzi.
La prima è quella che vede il nuovo staff tecnico dell’AFC Richmond proseguire per la “Richmond Way”, come è intitolato il libro di Trent Crimm (ci aspettiamo, comunque, un suo arrivo sugli scaffali in tempi celeri, dopo la app di Bantr non ci vogliamo credere che una sua realizzazione fisica non sia possibile). Roy, coach Beard e Nate sono rimasti tutti quanti a Londra e la cosa bella del calcio è che c’è sempre un’altra partita da giocare. Da quelle parti c’è veramente carta bianca per il futuro, considerando il fatto che un altro prodotto sportivo non esiste sul mercato. O almeno uno che possa essere considerato un competitor.
La seconda via sarebbe una versione al femminile dello show. Dopo tutto Keeley ha presentato a Rebecca il progetto per prima squadra di calciatrici. Sarebbe intrigante a livello narrativo e sicuramente azzeccato se si pensa ai tempi attuali, in cui il calcio femminile sta conoscendo una notorietà senza precedenti. Lo testimonia anche la crescita del movimento in un Paese come il nostro, che purtroppo ha mille pregiudizi da quel punto di vista.
Insomma le potenzialità di Ted Lasso continuano ad essere enormi, il problema è che Ted Lasso se n’è andato e non bisogna mai scordare. La prova risolutiva del coach sarà vedere i/le suoi/sue ragazzi/e cavarsela da soli, allora il progetto potrà dirsi veramente compiuto.