Mentre siamo in attesa di poter mettere le mani sul terzo capitolo della saga di Horizon, del quale tra l’altro è stata confermata la lavorazione di recente, Guerrilla Games ci lancia in una nuova avventura nei panni di Aloy, pronta ad aprirci le porte su una nuova rappresentazione fittizia di come sarà il nostro mondo in futuro, dilaniato dal male che la natura ha dovuto sopportare per tanti anni. In fase introduttiva è bene sottolineare che Burning Shores, il primo DLC di Horizon Forbidden West, è disponibile solo per PlayStation 5, nonostante in origine l’avventura nel mondo post-apocalittico era stata pubblicata anche sulla precedente generazione: di fatto, Burning Shores diventa un’esclusiva per la current gen, elidendo dall’equazione ludica tutti gli altri giocatori che non hanno scelto di abbracciare l’ammodernamento dell’hardware.

Le Rive Ardenti di Los Angeles

Burning Shores continua in qualche modo la narrazione che si era interrotta, un po’ a sorpresa, con il secondo capitolo dell’avventura di Aloy. Parliamo di sorpresa perché il cliffhanger finale ci lasciava col fiato sospeso dopo aver sconfitto Far Zenith, in attesa, come dicevamo, proprio del terzo capitolo. Adesso, a distanza di un po’ di tempo da quella vittoria, Sylens ha ancora qualcosa da dirci: direttamente dall’endgame successivo alla battaglia, quindi, ci convoca perché Walter Londra dev’essere rintracciato nella zona più a sud di quella che era la California. Per l’esattezza quella zona che si chiama Burning Shores e che rappresenta la vecchia Los Angeles. Qui Aloy avrà modo di incontrare Seyka, un membro della tribù Quen, che la guiderà verso il nascondiglio di Londra, in direzione dello Starlight Rise, quello che era il Griffith Observatory.

È facilmente intuibile che tutti i contenuti narrativi proposti fungano da deus ex machina, calati all’improvviso nel contesto di Aloy solo per riuscire ad avere più spazio e maggior manovra con questo DLC. Seyka è un personaggio totalmente nuovo, così come la comparsa di una tribù Quen risulterà improvvisa e calata dal cielo solo per poter avere un canovaccio contestualizzato, stessa cosa dicasi per Walter Londra, che dopo esser stato ritenuto morto adesso sembra rispuntato dal nulla dopo un lungo letargo. Forzature che devono per necessità di cose spingere il giocatore a confrontarsi con una nuova minaccia, andando a reiterare quelle stesse tematiche che sono già state ben analizzate e affrontate in Forbidden West, così come anche in Zero Dawn. Una trama che già non si era esaltata per caratterizzazione dei personaggi e per contenuti in quelli che sono stati i due capitoli principali e che adesso finisce per presentarsi come un’aggiunta un po’ fine a sé stessa. Gli stessi sentimenti di Aloy, per la prima volta denotati in maniera marcata, sembrano essere aggiunti in maniera posticcia alla nostra eroina, con Guerrilla che sembra aver voluto attingere al meglio dalla lezione God of War: l’aggiunta di Seyka, infatti, è un’innovazione che permette ad Aloy di avere sempre accanto a sé qualcuno con cui parlare e interagire, andando a riempire i momenti spogli dell’esplorazione, prima sempre silenziosa e compassata, adesso riempita non solo di complicità, ma anche di un supporto cooperativo nel momento in cui ci saranno da risolvere enigmi ambientali.

Il volo del Tuffoplano

Dal punto di vista del gameplay non possiamo parlare altrettanto di una rivoluzione per quelle che sono circa 8 ore di gioco per portare a termine i 5 incarichi principali che ci verranno assegnati. Una durata abbastanza onesta per un DLC, a fronte delle oltre 40 ore spese per platinare l’avventura principale. Vi abbiamo accennato della presenza di una nuova zona, ossia la vecchia Los Angeles, passando per la riproduzione di location iconiche, come la collina di Hollywood (con tanto di scritta sovrastata dalla vegetazione), Downtown e persino la spiaggia di Santa Monica con tutte le sue caratteristiche attrazioni. Grande un terzo della mappa principale, l’intera isola creatasi dal distaccamento della città dalla costa può essere visitata con il Tuffoplano, una nuova macchina creata appositamente per Burning Shores. Insieme a quest’ultimo, l’intera azione sembra essersi spinta molto di più in direzione dell’area, andando a incentivare ancora di più i combattimenti a distanza, per esaltare le capacità non solo dell’arco di Aloy, ma anche delle lance e di tutte le armi che avevamo finito di fabbricare sulla coda di Forbidden West.

Per quanto riguarda la nostra protagonista, invece, sono state aggiunte due nuove skill, così come la possibilità di creare degli scudi che potranno essere piantati nel terreno così da generare una sorta di trincea dietro la quale nasconderci. Un ottimo modo per respingere i proiettili avversari piuttosto che lanciarsi in schivate e capriole che non sono mai riuscite a essere abbastanza rapide ed efficaci nell’avventura principale. Di grande efficacia, poi, il già annunciato e tanto esaltato colpo energizzante da poter usare in combo con il rampino. Sbloccare nuove armi, infine, sarà utile per permettervi, nel caso in cui vi fosse rimasta qualche attività da portare a termine nella mappa principale, di tornare indietro con delle spalle molto più larghe, nonché una bocca di fuoco molto più ampia, per avere la meglio su ciò che vi si parerà dinanzi. A tal proposito, l’isola di Los Angeles, ossia Burning Shores, può essere raggiunto solo tramite un viaggio veloce in una determinata zona, così come l’Ovest Proibito sarà raggiungibile solo, al contrario, dal medesimo passaggio. Niente Solcasole né Tuffoplano, zero scorciatoie.

Al di là dei contenuti aggiuntivi offerti è giusto segnalare, così da dare continuità a quanto espresso in fase di introduzione, che l’esclusiva PlayStation 5 è giustificata dalle necessità tecniche. Il modo in cui Guerrilla ha ricreato Los Angeles e ha dato vita a un’isola pregna di elementi e contenuti è l’esaltazione di una direzione artistica che aveva avuto ragion d’essere anche in Forbidden West. L’esplorazione con il Tuffoplano è solo un pretesto per mostrarvi dall’alto cosa il team creativo è stato in grado di mettere in piedi e di far estendere in questa espansione. Giocare con quei punti di interessi della California, che possono essere noti a chi li frequenta quotidianamente o anche a chi, come noi, grazie all’E3 ha avuto modo di saggiarli più volte, dimostra anche quella sensibilità nel creare un collante tra il passato – che per noi è il presente – e il futuro che vive Aloy, che dinanzi alla scritta Hollywood non potrà fare altro che domandarsi cosa abbia significato per i suoi antenati.

Senza ombra di dubbio si può ammettere che Burning Shores ha avuto la grande capacità di spingere ancora più avanti quelle che sono le capacità del Decima, che siamo sicuri andrà ancora più a fondo con Death Stranding 2. Per ora abbiamo assistito alle prove generali, talmente belle che forse soltanto per quegli scorci che ci sono stati donati e che ci è stato permesso di ammirare e osservare, con una finestra sul futuro, valgono il prezzo del DLC.

80
Horizon Forbidden West: Burning Shores
Recensione di Mario Petillo

Burning Shores finisce per essere quasi un tentativo di elementi che potrebbero essere riproposti in futuro da parte di Guerrilla Games, attualmente al lavoro su Horizon 3. Al di là di quell'aspetto tecnico davvero affascinante e che si esalta in più occasioni grazie alla commistione tra passato e futuro, il DLC di Horizon Forbidden West pecca ancora una volta dal punto di vista narrativo, con stavolta l'aggravante di aggiungere elementi che non si esaltano per la resa del canovaccio stesso. Utile l'aggiunta di un companion che permette di annullare i momenti morti e silenti dell'esplorazione, così come alcune scelte di game design che si fanno apprezzare.

ME GUSTA
  • Tecnicamente un altro ottimo lavoro col Decima
  • Una buona durata complessiva per un DLC
  • Nuove introduzioni al gameplay utili per il futuro
FAIL
  • Contenuti narrativi tendenti al superfluo