La sindrome di Down è una condizione che porta ad un rischio di demenza superiore al 90% nel corso della vita, con la demenza di Alzheimer che rappresenta la principale causa di morte in questa popolazione. Questa patologia si sviluppa precocemente, spesso anche prima dei 30 anni, ed è legata alla trisomia del cromosoma 21, che ospita il gene APP. Gli individui con sindrome di Down costituiscono una popolazione ad altissimo rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer a causa della triplicazione di questo gene, che porta ad un’eccessiva produzione e deposito di amiloide nel cervello.
L’invecchiamento delle persone con sindrome di Down è di recente interesse, in quanto l’80% di questi individui oggi supera i 30 anni e il 25% raggiunge i 50 anni, dando origine ad una popolazione di persone anziane con sindrome di Down mai vista in precedenza. Tuttavia, la longevità di questi pazienti porta con sé un’inesorabile realtà: una buona percentuale di essi presenta segni clinici di demenza in età adulta.
Diverse ricerche hanno evidenziato come le modificazioni neuropatologiche che avvengono nel sistema nervoso di adulti con Sindrome di Down siano simili a quelle osservate nella malattia di Alzheimer. In particolare, l’accumulo extracellulare di beta-amiloide nel cervello dei soggetti con sindrome di Down inizia nell’infanzia e aumenta esponenzialmente con l’età, presentando degenerazione neurale e un deterioramento cognitivo rapido, caratteristiche tipiche della malattia di Alzheimer.
Il gene APOE è un altro fattore correlato allo sviluppo della malattia di Alzheimer nei pazienti con sindrome di Down. Infatti, la presenza del gene APOE ε4 aumenta il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer in tutti gli individui, ma in particolare in quelli con sindrome di Down, dove questa mutazione sembra accelerare l’inizio e la progressione della malattia.