Super Mario Bros. Il Film, la recensione: Mario ha la sua poesia e la sua origin story

Ne avevamo bisogno, perché nell’immaginario collettivo di chi ha oltre i trent’anni ed è cresciuto con Super Mario c’era ancora quell’orrendo adattamento del 1993, divenuto un cult trash che è destinato a rimanere tale. Ne avevamo bisogno, perché Mario – così come Sonic – negli ultimi anni ha vissuto una nuova primavera agli occhi dei più piccoli, in grado di riscoprire sfaccettature dell’idraulico italiano che a noi trentenni che lo guardavamo in 8bit non avevamo potuto cogliere, né amare. Ne avevamo bisogno, perché i videogiochi sul grande e sul piccolo schermo stanno vivendo un momento florido, destinato – speriamo – a durare. Ed è per questo che siamo soddisfatti di aver potuto apprezzare Super Mario Bros. Il Film, ma con le dovute precisazioni.

Mario Mario da Brooklyn

Diretto da Aaron Horvath e Michael Jelenic, i genitori di Teen Titans Go!, e scritto da Matthew Fogel, già alla sceneggiatura di Minions e The Lego Movie 2, Super Mario Bros. Il Film racconta la storia di due fratelli, idraulici liberi professionisti nel centro di Brooklyn. Calati in un contesto reale, da umani, provano a sbarcare il lunario facendo un onestissimo lavoro manovale, che ben presto li porterà in un’avventura più grande di quella che ci si aspettava: senza ancora un cliente e desiderosi di farsi notare per provare a trasformare il loro business in qualcosa di molto più remunerativo, i fratelli Mario si ritrovano all’interno di una fitta rete di tubature che, in maniera sorprendente, li risucchia per condurli in un mondo parallelo. Mario finisce nel Regno dei Funghi, Luigi invece in quelle che sono le lande di Bowser, dove la temibile tartaruga-drago sta pianificando le proprie nozze con la Principessa Peach. Ai due spetterà il classico cammino dell’eroe per salvare l’un l’altro, perché la fratellanza viene prima di tutto, in qualsiasi mondo.

Il plot alla base del film di Super Mario si veste da pretesto con l’obiettivo di portare lo spettatore a compiere un tour all’interno dell’intero universo Nintendo, con l’intenzione di presentare tutti quelli che sono pilastri degli anni ’80 del NES: da Donkey Kong fino ai Toad, passando per tutti gli scagnozzi di Bowser e anche un’irriverente sfida sui kart su quella che è la ben nota pista arcobaleno, tra gusci blu, banane, sgasate e salti. Non manca davvero niente, nemmeno i costumi di Mario, così come i suoi superpoteri. Infarcito di easter egg, di contenuti che potranno far sorridere qualsiasi videogiocatore un po’ attento con lo sguardo, il film di Super Mario riesce a rispettare qualsiasi contenuto dell’epopea Nintendo, calandolo in un contesto reale e spogliandolo di quelle dinamiche da game design che lo renderebbero stonato in un film: basti pensare al già citato guscio blu, la cui funzione in Mario Kart è quella di colpire e stordire il giocatore in prima posizione e che nel film riesce a essere declinato in maniera intelligente e sagace.

La Principessa è in questo castello

Fogel si lancia anche in una riscrittura di alcuni elementi che erano alla base dell’universo di Super Mario: basti pensare a Peach, che ci viene proposta in una sua veste molto più matura, che nei suoi primi sguardi sembra una condottiera pronta alla battaglia piuttosto che una damigella da salvare. Non servirà l’arrivo del prode Mario a liberarla dalle grinfie di Bowser, perché lei è in grado di badare a sé stessa: in questo contesto, l’idraulico ha un obiettivo più poetico, più aulico, meno cavalleresco, ossia quello di salvare Luigi. Recuperando un adagio che nelle produzioni Disney ultimamente sta funzionando molto bene, soprattutto tra i più giovani, il film di Super Mario richiede l’intervento di una cooperazione tra fratelli, di un legame che possa andare oltre quel sentimento che risponde all’amore nei confronti di un’avvenente principessa, nonché di un’alleanza con chi poteva sembrare un avversario, ma alla fine non lo è stato (Donkey Kong, ad esempio).

Lo stile mantenuto per la maggior parte del film è quello della commedia, con l’obiettivo di restare fedeli a quella linea produttiva che appartiene a Illumination: sebbene si rida meno di quanto accada in Minions o in Cattivissimo Me, anche Mario e Luigi riescono a ritagliarsi il loro spazio da eroi scanzonati, grazie al supporto di alcuni personaggi calati in contesti inattesi. L’inclusione di una Luma tendente alla depressione, direttamente da Super Mario Galaxy, vi strapperà qualche risata in più del previsto, a seconda della vostra propensione alla comicità di un certo tipo, ma anche gli scambi tra i protagonisti sapranno intrattenervi abbastanza bene. Tutta la storia si mantiene, in ogni caso, sul senso di tranquillità, provando a realizzare un gameplay che si tramuta in film: dal primo livello tutorial fino alle prime sfide, arrivando a masterare le capacità dei superpoteri, scoprendoli di volta in volta.

Un film per un audience giovane

Dal punto di vista registico è da sottolineare l’attenzione riposta nel ricreare, nelle fasi più action, delle accurate scene in 2D sempre in CGI, con l’obiettivo di rievocare i primi tempi di Super Mario: avviene sia nel mondo umano che nel regno dei funghi, lasciandoci a questo punto desiderare ardentemente un videogioco Nintendo che sia in grado di calarci in un contesto reale così come ci ha fatto assaggiare il film. Un ottimo spunto registico che, unito a un’ottima CGI, ci ha permesso di apprezzare visivamente e tecnicamente l’intero prodotto. Tra l’altro, aggiungiamo, di una durata del tutto accessibile anche per i più piccoli, che sono indubbiamente l’audience primaria di questo prodotto.

Ci lanciamo in questa affermazione proprio perché Super Mario Bros. Il Film non spicca per originalità nella trama, tantomeno vuole proporre un intreccio da Academy, ma lo giustifichiamo perché lo stesso videogioco non pretendeva di essere scritto da Neil Gaiman. Sonic – restando in tema di adattamenti per il grande schermo – ha saputo creare un contesto molto più avvincente, ma scendendo a dei compromessi che hanno spogliato interamente la mascotte SEGA del suo universo. Mario aveva la necessità di farci sentire a casa, nel Regno dei Funghi, e farci vivere lo scontro con Bowser in un territorio noto. Nonostante sul finale ci siamo alcune scelte che potrebbero non convincere e che dal punto di vista di narrativa lasciano un po’ interdetti, il world building funziona e ci permette di veder pulsare l’intero regno di Peach. Non da meno anche la volontà, riuscita, di raccontare anche una origin story della famiglia Mario, nonché dei due fratelli, il che ci fornisce un contesto narrativo forse troppo caricaturale, ma valido.

Tutti promossi anche i doppiatori, da Claudio Santamaria (irriconoscibile e per questo da premiare) a Emiliano Coltorti (la voce di Luigi), fino a Valentina Favazza, che interpreta una Peach più matura, più adulta, pur mantenendo il suo stile leggiadro e covando qualche dubbio sulle sue origini. L’adattamento funziona e non ci sono errori dal punto di vista delle traduzioni e di prop derivati dal videogioco che vengono citati. Degna di essere citata anche la colonna sonora, che negli arrangiamenti della soundtrack dei videogiochi riesce a rievocare quelle atmosfere che appartengono alla nostra infanzia: ben meno ispirata, invece, la selezione dei brani noti usati per corredare il sound design videoludico, fin troppo triti e ritriti, riproposti in maniera a dir poco pedante. Ad esempio, Take On Me degli a-ha e Holding Out for a Hero di Bonnie Tyler, che di recente abbiamo ascoltato sia in Shazam che in Bullet Train.

In chiusura ci sentiamo di dire che il panorama cinematografico avesse bisogno di un film del genere, proprio perché a Hollywood si continua a cercare IP che siano affidabili, che partano da una certezza di fondo e che non faccia rischiare niente a nessuno: Mario ha uno storico di vendite davvero importante, ha un’audience variegata e variopinta, che va dagli adulti fino ai bambini, che con questo film troveranno grande soddisfazione. D’altronde, questo è sempre stato Mario: un’ancora di salvezza. Un personaggio semplice, al quale non doveva essere fornita una base solida per raccontare una storia: lui salta, perché è quello che gli riesce meglio e c’è tutto in quel gesto, che sembra quasi possa farlo volare. Ciò che accade subito dopo è un’esplosione di gioia, al suono di “Wahoo!”.

70
Super Mario Bros. Il Film
Recensione di Mario Petillo

Il film di Super Mario Bros. diverte, intrattiene, si lascia guardare. Non siamo dinanzi a una pellicola che riterremo indimenticabile, perché nell'animazione abbiamo potuto assistere a ben altri capolavori, ma nel frattempo siamo dinanzi a un'ennesima riprova del fatto che i videogiochi possono essere adeguatamente adattati sul grande schermo (o sul piccolo, come insegna The Last of Us). Già solo l'aver dato profondità a un personaggio come Mario, al quale mancava un contesto narrativo valido sul quale posare una sceneggiatura e della lore, è segno di grande attenzione da parte di Illumination, che, però, nella sua carriera recente ha saputo realizzare film più ispirati, più avvincenti, più appassionati. Mario è pieno di reference, di easter egg, ma tutto finisce lì, nell'attesa di un sequel, le cui scene post-credit ci hanno fatto assaggiare qualcosa.

ME GUSTA
  • Il mondo di Super Mario ricreato benissimo
  • Un'ottima CGI e una regia ispirata
  • Citazionismo sfrenato ed easter egg ovunque
FAIL
  • Calare Mario in un contesto "reale" potrebbe non piacere
  • Oltre le citazioni c'è poco altro
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