Il report settimanale dell’Ufficio studi della Cgia evidenzia come il cattivo funzionamento dell’apparato burocratico italiano rappresenti un grave ostacolo per l’economia del Paese, gravando su famiglie e imprese per almeno 225 miliardi di euro all’anno. Queste criticità sono dovute alle regole complesse della macchina amministrativa statale, ai mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione, alla lentezza della giustizia civile, al deficit infrastrutturale e agli sprechi nella sanità e nel trasporto pubblico locale.

La Cgia ha stimato che questi problemi dovrebbero costare oltre 11 punti di PIL all’anno, una cifra maggiore dell’evasione tributaria e contributiva presente in Italia e quasi doppia della spesa sanitaria del paese. L’Italia si colloca solo al 23° posto a livello europeo per la qualità offerta dai servizi pubblici, con solo Romania, Portogallo, Bulgaria e Grecia presentando risultati peggiori.

Inoltre, l’Italia rischia di perdere una quota significativa dei fondi UE che sono stati erogati. Entro il 31 dicembre 2023, dobbiamo spendere i restanti 29,8 miliardi di euro (pari al 46% della quota totale) di soldi che ci sono stati erogati da Bruxelles, di cui 10 sono di cofinanziamento nazionale. Le ragioni di questa difficoltà nell’utilizzare i soldi europei sono dovute alla difficoltà di adattamento della pubblica amministrazione alle procedure imposte dall’UE e alla carenza di personale tecnico qualificato, soprattutto nelle regioni e negli enti locali del Mezzogiorno.