Il processo di phytomining è una tecnologia innovativa che ha il potenziale per rivoluzionare l’approvvigionamento di minerali critici necessari per la produzione di tecnologie avanzate di mitigazione del clima come batterie, pannelli solari, turbine eoliche e molto altro. Questo metodo sfrutta la capacità delle piante di estrarre metalli dal terreno e accumularli nelle radici, nelle foglie o nella corteccia. Questo processo potrebbe rappresentare un contributo significativo alle catene di fornitura delle materie prime essenziali per la transizione green della mobilità.

L’utilizzo del phytomining consiste nella coltivazione di alcune specie di piante, chiamate iperaccumulatori, sopra depositi minerali e la loro raccolta per estrarne il contenuto in metalli a mezzo di combustione o “spremitura”. Questa tecnologia ha avuto origine negli anni ’80, ma è stata riscoperta recentemente a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’esigenza di trovare nuove fonti di approvvigionamento. Le piante iperaccumulatori sono in grado di raccogliere metalli come nichel, cobalto, selenio e elementi delle terre rare.

Gli iperaccumulatori includono piante da fiore come Alyssum bertolinii per il nichel, Noccaea caerulescens per nichel, cadmio e zinco, alberi come Glochidon cf. sericeum per il nichel e il cobalto, e felci come Dicranopteris pedata per gli elementi delle terre rare. Attualmente, il phytomining a livello commerciale è solo alle prime fasi, ma ci sono progetti iniziati in Albania con l’utilizzo di Alyssum murale e in Malesia con Phyllanthus securinegioides per l’estrazione del nichel. Inoltre, ci sono molti altri progetti di ricerca in corso in Indonesia, Australia, Tanzania e in molti altri paesi.