Le mura di Bergamo: le foto del documentario in uscita il 23 marzo nelle sale

Dopo l’anteprima mondiale presso il 73esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il film documentario Le mura di Bergamo, diretto da Stefano Savona, esce il 23 marzo nei cinema italiani, distribuito da Fandango e accompagnato da un tour con l’autore. Ecco a voi le foto ufficiali della pellicola.

Il film, prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment insieme a Rai Cinema e realizzato con il supporto di Danny Biancardi, Sebastiano Caceffo, Alessandro Drudi, Silvia Miola, Virginia Nardelli, Benedetta Valabrega, Marta Violante, racconta l’arrivo della pandemia di COVID-19 in Italia, e in particolare a Bergamo: una città che, come un organismo unico, si scontra e reagisce al virus, rendendo la maglia di connessioni tra le vite degli abitanti ancora più stretta e forte.

Nel marzo 2020 la città, dentro le sue mura, è “un corpo malato”. È un insieme di cellule, di tessuti, di organi che non riescono più a comunicare. Le strade si sono svuotate, gli scambi azzerati, gli incontri… proibiti. Disconnesso dagli altri, ogni corpo è solo, all’interno delle sue mura.
Il corpo della città è un organismo devastato, che prova a reagire. Medici, infermieri, pazienti, volontari, ma anche chi non ha vissuto direttamente il dolore della malattia cerca un proprio ruolo nel processo di guarigione collettiva. Raccogliere e raccontarsi le storie di chi non c’è più diventa una maniera per rielaborare il lutto privato e collettivo e per ragionare sul bisogno di una nuova ritualità della morte.

Stando alla sinossi:
Le Mura di Bergamo è un film che crea connessioni tra memoria e futuro, per accompagnare questa collettività, lungo le prime fasi della paziente opera di ricomposizione di quel tessuto intimo, familiare e sociale, che la pandemia ha lacerato.
Il protagonista di questa storia è la città, un corpo sociale che, come ogni organismo vivente, è costituito innanzitutto dalle infinite connessioni che vigono tra le sue parti. Le parole, gli sguardi, i gesti, i silenzi che questa narrazione testimonia sono un tentativo di rendere conto di qualcuna di queste connessioni, con la speranza che, rendendole visibili, il racconto cinematografico possa contribuire a consolidarle.

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