In questi giorni abbiamo assistito (trattenendo a stento la preoccupazione) ai licenziamenti di massa annunciati da pressoché ogni singola azienda tech. Un presagio tutto fuorché felice, perché tradisce ovviamente le forti preoccupazioni delle aziende in questioni. Vale a dire, l’idea che il clima economico sfavorevole attuale non solo non sia transitorio, ma rischi anche di appesantirsi ulteriormente da qui a pochi mesi, aprendo le porte all’ennesima recessione globale.

Amazon ha licenziato oltre 18mila persone. Google, che sembrava dovesse limitarsi a congelare le nuove assunzioni, alla fine ha annunciato di dover lasciare 12mila lavoratori a casa. Microsoft a sua volte ne ha fatti fuori altri 10mila, pescando peraltro da alcune divisioni care ai lettori di questo sito, tra cui 343 Industries, studio di sviluppo di Halo. Twitter non ne parliamo nemmeno: ben prima degli altri ha cacciato oltre il 75% dei suoi dipendenti.

Praticamente ogni azienda tech ha annunciato una carneficina, con un’unica eccezione: Apple.

Apple è l’unica grande azienda tech ad aver resistito fino ad ora. Non solo le sue performance in borsa sono state meno disastrose di quelle dei competitor, ma al momento è anche l’unica a non aver previsto un’operazione di ristrutturazione aziendale importante. Insomma, niente licenziamenti (sottolineammo due volte il ‘per ora’).

In un lungo articolo, il Wall Street Journal ha svelato i segreti della mela morsicata, spiegando perché Apple si sta dimostrando più resiliente di tutto il resto del Big Tech.

Dal 2019 al 2022, Apple ha aumento la sua forza lavoro del 20%. Un dato importante, ma decisamente sottotono rispetto a quello delle altre aziende, che cavalcando il periodo di forte crescita hanno invece deciso di assumere un numero spropositato di nuovi dipendenti e manager. Una crescita troppo rapida e mal ragionata, che ha prodotto i massacri di questi giorni. Ora che il clima economico è mutato, Microsoft e Amazon non hanno più bisogno di tutti quei dipendenti ed ecco che i licenziamenti di massa sono serviti.

Apple negli ultimi anni ha scelto anche di dare ampie libertà ai dipendenti (nonostante la tentazione, ripudiata dai lavoratori, di imporre una forma di lavoro ibrido), incentivando il telelavoro anche attraverso l’erogazione di bonus per acquistare hardware di alta qualità (laptop, webcam eccetera). Nello stesso periodo, le altre aziende hanno continuato a spendere e spandere, offrendo ai dipendenti servizi in campus e mense molto onerosi. Vi lasciamo indovinare quale delle due soluzioni abbia costi più bassi.

Il dato più importante, da cui non si può sfuggire, comunque è probabilmente un altro: i business principali di Apple continuano ad andare molto bene. I ricavi nati dai servizi e dagli acquisti digitali sono in forte crescita da anni, mentre i prodotti hardware hanno risentito in modo trascurabile (se comparato con i competitor) l’urto della difficile situazione geopolitica che si è andata a creare negli ultimi tre anni. Apple continua a mantenere il 20% del market share del mercato degli smarpthone e il calo delle spedizioni è stato più basso di quanto avvenuto in altre aziende.

Da ciò l’eccezionalità della situazione di Apple, che nonostante tutto potrebbe resistere anche a questa tempesta economica senza dover ricorrere a quelle scelte draconiane che invece la concorrenza è stata costretta ad assumere.