Nel tentativo di ridurre la dipendenza dall’Asia e in particolare da Taiwan – oggetto di forti tensioni con la Cina -, Apple ha manifestato l’intenzione di iniziare a rifornirsi di chip dagli Stati Uniti e dall’Europa.
Oggi la stragrande maggioranza dei chip viene prodotta a Taiwan, ma gli investimenti messi in gioco dagli USA e dall’UE potrebbero cambiare (almeno in parte) lo scenario nell’arco del prossimo decennio. La stessa Apple ha già commissionato uno stabilimento di produzione in Arizona: la produzione dei primi chip dovrebbe iniziare nel 2024.
Apple spera di poter contare anche sulla futura filiera dell’UE, ma questo dipenderà dagli investimenti dei privati e dagli sforzi delle istituzioni nella regione. Anche se difficilmente entrerà a far parte dei fornitori di Apple, ricordiamo che anche l’Italia dovrebbe ospitare nell’arco dei prossimi anni una nuova fabbrica di packaging dei chip di Intel: la partita per la regione che si aggiudicherà lo stabilimento è ancora aperta e vede il Piemonte e il Veneto trai principali contendenti.
Tornando all’Arizona, saranno almeno due le fonderie che apriranno i battenti nel corso dei prossimi anni. Proprio Intel intende aprire una nuova fabbrica nello stato americano. Nel mentre, il governo degli Stati Uniti intende investire 50 miliardi di dollari nel rilancio della produzione domestica di semiconduttori.
L’ipotesi che Apple possa spostare almeno parte della sua supply chain non appare più come fantascientifica, anche se ovviamente l’operazione che poterà ad una riduzione della dipendenza dall’Asia richiederà molti anni, oltre che investimenti estremamente onerosi.
Dopo la pandemia, diversificare l’approvvigionamento dei componenti è diventato un imperativo per aziende come Apple. La diversificazione geografica dovrebbe rendere meno plausibile un arresto completo della produzione in caso di eventi straordinari. Peraltro, da alcuni anni Apple ha già avviato questa strategia, ad esempio spostando parte della produzione dei suoi prodotti in Vietnam e in India.