La maternità assume un significato particolare per le donne da un punto di vista lavorativo. Come si vedrà la maternità influisce sul lavoro, ma scegliendo le giuste modalità si può sempre trovare un compromesso.

Ecco che si parlerà anche di congedo di maternità flessibile. Che cos’è? Vedremo come trovare una risposta a questa domanda. Si verrà così a conoscenza di informazioni che potranno tornar utili in questo periodo specifico della propria vita.

Maternità e lavoro

La maternità è un tema piuttosto scottante e complesso in quanto da sempre al centro di molti dibattiti. Quello che spesso viene messo in discussione è la maternità in relazione alla propria posizione lavorativa. Seppur sia un diritto di ogni donna, spesso entra in conflitto con la posizione lavorativa in quanto la gravidanza determina un periodo di assenza non indifferente.

Proprio riguardo a ciò molte donne hanno incertezze e dubbi. Si ha timore di avere un figlio mentre si ha una situazione lavorativa non definita in quanto la gravidanza, in alcuni casi, può anche essere fonte di licenziamento.

Queste sono storie che spesso fanno clamore ma in realtà accadono tutti i giorni e a molte più donne di quanto si possa pensare. Ecco che quindi molte si ritrovano costrette a non avere figli fino a quando non si ha una certezza dal punto di vista lavorativo.

Sicuramente la maternità col tempo è cambiata soprattutto dal punto di vista legislativo. Oggi, infatti, è presente una modalità di congedo di maternità definita “flessibile”. Di che cosa si tratta? E chi può richiederla? Questi sono molti dei dubbi che molte donne hanno a riguardo.

Congedo di maternità flessibile: di cosa si tratta?

Il congedo di maternità flessibile non è una novità dal punto di vista legislativo. Esso, infatti, viene regolarizzato da una legge risalente agli anni 2000. Si tratta quindi di una novità che non sostituisce la modalità di congedo di maternità classica. Essa, infatti, è una modalità aggiuntiva che quindi la lavoratrice può scegliere e che può comunque agevolarla nel corso della gravidanza e del post-partum.

Nel caso del congedo di maternità flessibile, la lavoratrice che sta per diventare madre può gestire la maternità, appunto, in modo flessibile. Ad esempio può decidere di non lasciare il lavoro secondo il periodo previsto, ossia durante l’ottavo mese. In questo caso potrà scegliere di usare quel mese di maternità nel periodo post-partum che quindi potrà essere di quattro mesi. In questo modo, quindi, potrà andare in maternità al nono mese di gravidanza e tornare al lavoro dopo il quarto mese dal parto.

Ovviamente ciò porta a dividere a proprio piacimento quello che è il periodo stimato per il congedo di maternità che in Italia è di 2 mesi prima del parto e 3 mesi successivi.

Il congedo di maternità flessibile è pero anche dettato da un certificato rilasciato da un medico specialista del Servizio. In questo caso, infatti, viene rilasciato quando viene appurato che la presenza della donna nel contesto di lavoro fino al nono mese di gravidanza non crea problemi alla sua salute. Inoltre può essere richiesto da dipendenti nel settore privato e per le lavoratrici iscritte alla Gestione separata.

Come richiedere il congedo di maternità flessibile?

Il congedo di maternità non è un qualcosa che si “attiva” automaticamente ma che la lavoratrice deve richiedere seguendo una modalità burocratica.

La lavoratrice deve infatti presentare la domanda corrispondente al datore di lavoro e all’Ente che si occupa dell’indennità di maternità. Alla domanda dovranno essere allegati anche i certificati che vengono rilasciati dal medico e attuati durante il settimo mese di gravidanza.

Nel caso di congedo flessibile, bisognerà indicare nella domanda la possibilità di attuare la modalità flessibile. Nello specifico bisogna anche indicare il numero di giorni di flessibilità di cui si vuole usufruire. Ovviamente tutta la documentazione dovrà essere a norma di legge e bisognerà anche seguire le certificazioni sanitarie rilasciate dal medico stesso.

Nel caso di congedo flessibile, nello specifico, bisognerà che le certificazioni mediche attestino che la continuità a lavoro durante l’ottavo mese di gravidanza non comporti rischi per la mamma e il feto. Solo in questo caso, quindi, potrà essere concesso.

Una volta compilata la domanda con le dovute certificazioni sanitarie, la lavoratrice dovrà presentarla e consegnarla al suo datore di lavoro o ai propri committenti. Non verrà quindi più presentata all’INPS.

In questo modo quindi si tutelano le lavoratrici in quanto l’assenza o l’incompletezza della documentazione non andrà ad incidere sull’indennità di maternità. Quello che infatti verrà maggiormente “penalizzata” è proprio la responsabilità del datore di lavoro. Questo avviene anche nel caso in cui la documentazione non venga presentata dal datore di lavoro secondo i tempi giusti e previsti dalla norma.