Nanocristalli ‘mutanti’ per sensori e robot soffici

Sono stati realizzati dei nanocristalli ‘mutanti’ che, grazie al DNA, possono ricordarsi la loro forma originaria e cambiarla sulla base di condizioni ambientali. Questo gli permette di tornare al loro stato iniziale dopo una rottura o una deformazione.

La realizzazione di questi cristalli è dovuta a un gruppo di ricercatori dell’Università statunitense Northwestern. Lo studio è stato pubblicato su Nature. Questa nuova tecnologia apre ad applicazione in robot soffici che possono essere in grado di modificare la propria forma, in sensori per composti chimici e biologici e interruttori e materiali di nuova generazione in grado di sopportare grandi danni.

Chad Mirkin e il suo gruppo di ricerca hanno modificato dei cristalli colloidali, formati da gruppi ordinati di nanoparticelle, inserendo alcune brevi sequenze di DNA che fanno da collante tra i diversi gruppi. Questo permette ai cristalli di ricordarsi la loro forma originaria: togliendo acqua venivano rotti i legami nelle molecole di DNA che venivano ripristinati in pochi secondo in seguito a idratazione.

l cristallo nello stato deformato ha proprietà completamente diverse, ma il Dna gli permette di tornare sui suoi passi. Immaginate una casa distrutta da un uragano, che vede poi ogni asse di legno e ogni chiodo tornare al suo posto per ricostruirla: questo è essenzialmente ciò che accade, su scala nanometrica, in questi cristalli.

Si tratta di una proprietà incredibile anche la pelle, che ha un’innata e notevole capacità di rigenerarsi, presenta cicatrici in seguito al danneggiamento, mentre qui non avviene neanche questo.

Chad Mirkin, autore dello studio

Immagini impossibili acquisite grazie ai semafori per la luce
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Un crowdfunding per la Fisica Medica
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