Durante l’AI Day — un evento tenuto annualmente e dedicato tanto alle novità dell’azienda, quanto alla ricerca di nuovi talenti —, Tesla ha mostrato per la prima volta due prototipi del suo robot Optimus.

La presentazione è stata accolta con una certa freddezza, sia dagli addetti al settore che dalla stampa mondiale. I due prototipi erano entrambi piuttosto acerbi: solamente uno dei due era in grado di camminare (non senza qualche incertezza), mentre l’altro è stato trasportato sul palco ed ha brevemente salutato con la mano il pubblico, prima di essere nuovamente trascinato via dallo staff.

Tesla non è la prima azienda ad aver pensato di realizzare dei robot in qualche modo simili a quelli a cui ci hanno abituato i film di fantascienza. Altre aziende, come la Boston Dynamics, hanno già prodotto dei robot molto sofisticati e in una fase di sviluppo già avanzata. Alcuni di questi, come l’iconico robot cane Spot, sono già in vendita e da anni vengono impiegati da privati, istituzioni e forze dell’ordine.

Un robot economico pensato per tutte le case (e non solo)

È lo stesso Elon Musk ad ammettere che il robot non è ancora pronto. Secondo il miliardario, Optimus verrà messo in vendita nell’arco dei prossimi tre o cinque anni. È una prospettiva piuttosto ottimista e Tesla in passato – anche recente – ha più volte fatto fatica a rispettare le promesse fatte al pubblico.

Se Tesla riuscisse davvero ad ultimare lo sviluppo di Optimus entro i prossimi tre anni sarebbe di certo un risultato degno di nota. Ma ancora più sorprendente è il prezzo suggerito da Musk: il robot potrebbe costare meno di 20.000 dollari. Praticamente il prezzo di una Toyota Yaris.

«Saranno una rivoluzione fondamentale in grado di cambiare la civiltà per come la conosciamo», ha annunciato Musk. Ok. Ma esattamente cosa saranno in grado di fare questi robot? Grossomodo tutto ciò che riesce a fare un uomo con i suoi due arti. Tesla ha mostrato alcuni video dimostrativi dove vediamo Optimus intento a svolgere alcuni compiti semplici: in una clip annaffia delle piante, mentre nell’altra trasporta delle scatole. Una specie di robot maggiordomo, giardiniere e facchino.

Effettivamente l’idea di avere un robot automatizzato e intelligente in grado di aiutarci nelle faccende domestiche non è male. Pensate alla prospettiva di arrivare a casa stremati e farsi aiutare da Optimus a trasportare la spesa e riempire il frigo. Una bella pacchia. O forse di più: Musk dice che i suoi robot saranno il primo passo per immaginare un futuro «in cui non c’è povertà e chiunque può avere tutto quello che vuole in termini di bene e servizio».

Secondo Tesla, Optimus non sarà semplicemente utile a rendere un po’ più semplice le faccende domestiche. Il robot potrebbe, infatti, automatizzare numerose mansioni anche nelle aziende. Gli ingegneri che hanno partecipato alla presentazione hanno dichiarato che prima di essere messo in vendita il robot verrà testato nelle stesse fabbriche di Tesla. Insomma, usando le parole dell’azienda, Optimus sarà in grado di svolgere tutte quelle mansioni “pericolose, ripetitive e noiose” che non abbiamo più voglia di fare.

Usa lo stesso computer del pilota automatico delle auto Tesla

Uno dei due prototipi mostrati sul palco dell’AI Day è dotato di attuatori semi-custom e utilizza lo stesso computer per la guida autonoma equipaggiato dalle auto di Tesla. Il SoC delle Tesla in questo caso è stato ottimizzato per lo scopo specifico del robot. Anche il software di computer vision è presto direttamente in prestito da quello già oggi utilizzato sulle Tesla. È quel computer a consentirgli – come lo si vede fare nei video – di riconoscere ed interagire con gli oggetti. Gli ingegneri spiegano che sarà necessario riaddestrare il machine learning in modo da consentirgli di riconoscere gli oggetti di uso comune nelle case — che ovviamente le auto non hanno necessità di conoscere.

Completa il quadro una batteria integrata nel torso (da 2,3 kWh a 52 Volt) che gli garantisce una robusta autonomia — a proposito, come dovrà essere ricaricato? Avrà una sua stazione come i Roomba?

Il robot avrà 28 gradi di libertà di movimento, a cui si aggiungono gli 11 gradi di libertà per le mani. L’obiettivo è consentirgli di replicare con estrema fedeltà i movimenti degli arti che noi tutti svogliamo nella nostra quotidianità.

Ma possiamo fidarci di Tesla?

Come dicevamo poco sopra, Tesla non è la prima azienda ad essersi interessata ai robot. Viene allora spontaneo confrontare Optimus con altri prototipi simili, come Atlas della Boston Dynamics, un robot provetto nel parkout. Altro che la camminata incerta del prototipo mostrato da Tesla, il confronto è impietoso!

Ma ovviamente non ha nemmeno grosso senso farlo. E non solo perché Atlas è in una fase di sviluppo già molto avanzata, mentre il robot di Tesla è soltanto agli esordi. Il punto è un altro: quello che ci ha descritto Elon Musk è un robot diverso da tutti gli altri. È un robot che dovrà essere in grado di reagire spontaneamente è in autonomia a scenari imprevedibili. Un robot, in altre parole, dotato di una versatilità che oggi non ha nessun altro.

E se allo stato attuale non ci è riuscito nessuno, perché dovrebbe riuscirsi proprio Tesla? Peraltro in meno di cinque anni e ad un prezzo di meno di 20.000$ per unità. Sono tutte domande legittime che portano inevitabilmente ad una sana dose di cautela e scetticismo.

The Verge ha riunito in un lungo articolo le perplessità di molti addetti ai lavoratori. Christian Hubicki, un professore della Florida State University, ad esempio si è detto impressionato dal fatto che Tesla è riuscita a realizzare un prototipo funzionante in grossomodo meno di un anno, ma ha comunque spiegato che quanto abbiamo visto la settimana scorsa è piuttosto standard per un qualsiasi “robot umanoide”. Hubicki mette anche in dubbio l’idea che un robot con le capacità descritte da Tesla possa avere quel prezzo. «Solamente 20.000$? Ci crederò quando il mio laboratorio ne avrà acquistato uno».

C’è poi il tema dell’affidabilità, che sostanzialmente per un robot di tipo umanoide come questo si traduce nella domanda: “quanto spesso cade per terra?”. Non lo sappiamo e non lo si può dedurre dai brevi video di dimostrazione mostrati da Tesla. Will Jackson, CEO of Engineered Arts, ha invece definito il Tesla Optimus “piuttosto noioso”, sostenendo che sia fondamentalmente uguale ai vari robot già mostrati da Honda, Hyundai e Boston Dynamics.

Cynthia Yeung, dirigente della Plus One Robotics, si è detta preoccupata dal fatto che Tesla sembra abbia scelto lo stesso approccio della Boston Dynamics: cioè anteporre la forma (il design) alla sostanza. “Stai presentando una nuova feature per il gusto di farlo o perché vuoi risolvere veramente un problema?”, si è chiesta su Twitter. “La forma del robot deve dettare quello che sarà il suo design, e non viceversa”. Un esempio di quello che intende Yeung ci arriva dalle mani del robot: hanno cinque dita, ma ne sarebbero sufficienti – spiega – due o tre di grandi dimensioni.

In generale, gli esperti sono piuttosto concordi nel dire che la dimostrazione di qualche giorno fa non sia particolarmente strabiliante – né nel bene, né nel male.

In generale, gli esperti sono piuttosto concordi nel dire che la dimostrazione di qualche giorno fa non sia stata particolarmente sconvolgente – né nel bene, né nel male. Il robot mostrato è in linea con i progressi già portati avanti dalla ricerca nel campo della robotica, mentre arrivare al prodotto finale descritto da Elon Musk sarà tutto fuorché una passeggiata. A prescindere da quelli che saranno i risultati ottenuti da Tesla, gli esperti guardano comunque all’iniziativa della casa automobilistica con favore. Banalmente perché dietro c’è il nome di Elon Musk, e questo potrebbe portare nuovi soldi ed attenzione a tutta la ricerca.