Vigneto e cambiamenti climatici: l’aiuto del progetto Life Drive

vigneto

I cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo hanno delle conseguenze in termini di vigneto e produttività. In tal senso, esiste un progetto che può fare la differenza e che forse la sta già facendo. Si tratta di Life Drive, un progetto creato con lo scopo di ottimizzare la gestione della risorsa idrica in vigneto e ovviare alle problematiche che si stanno presentando. Sarà così possibile produrre vini anche se si sta assistendo a dei cambiamenti climatici importanti.

I cambiamenti climatici e le conseguenze

L’estate che si sta concludendo è stata sicuramente molto calda, d’altronde si sono avute delle alte temperature che hanno superato i 30 gradi. Le conseguenze per l’agricoltura non si sono fatte attendere e sembra essere sempre più necessaria una gestione della risorsa idrica, per evitare quindi sprechi d’acqua.

Il progetto Life Drive serve proprio a questo: finanziato dal programma Life dell’Unione Europea per il periodo 2021-2023, ha lo scopo di comprendere cosa si possa fare per affrontare tale problematica, se si parla dei vigneti. Queste le parole Stefano Poni, responsabile del progetto e professore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza:

 

Lo scopo del progetto è quello di capire in che misura si può affrontare un tema attualissimo, la resilienza idrica dei vigneti. Dobbiamo essere pronti sia in termini di nuove tecniche agronomiche, sia soprattutto in termini di strumenti Ict, Information and Communication Technologies, per poter gestire al meglio la risorsa idrica in vigneto. Il nostro dovere è quello di tesaurizzare al massimo quella che è la riserva idrica naturale, quella che deriva dalle precipitazioni. Dobbiamo fare di tutto, soprattutto attraverso la gestione del suolo, affinché durante la stagione si conservi il più possibile l’umidità e il terreno la ceda gradualmente alla pianta evitando che vada in stress.

 

Una situazione da affrontare: cosa si sta facendo?

Quello a cui si sta assistendo, circa la vite, è sicuramente sconcertante. Per poter, oggi come oggi, avere delle produzioni che soddisfano, è necessario intervenire con l’irrigazione o tenersi stretta la risorsa idrica presente nel suolo. Occorre dunque far tesoro di quelle risorse che derivano dalle precipitazioni.

Per riuscire in questo, sono stati impiegati diversi prodotti per la chioma della vite, al fine di ridurre la perdita di acqua dalle foglie. In una situazione come questa caratterizzata da scarsità di acqua, bisogna cercare di ottenere quanti più vantaggi possibili dall’inerbimento del suolo, ossia la tecnica agronomica che prevede il monitoraggio delle piante infestanti tenendo conto della salvaguardia ambientale. Va quindi limitato il consumo di acqua, soprattutto se si parla della gestione del vigneto.

Progetto Life Drive: in che cosa consiste?

Il progetto Life Drive ha sperimentato diversi miscugli autunno-vernini, in parte a prevalenza di graminacee e in parte a prevalenza di leguminose. Sono stati così seminati nell’interfila degli arboreti.

La flora è stata poi terminata attraverso due diverse modalità: andanatura dei residui di trinciatura nel sottofila e una rullatura con effetto pacciamante tra le file. In questo modo si è cercato di aumentare la resilienza idrica del terreno, per conservare al suolo quell’umidità necessaria alle piante, nei periodi di siccità intensa. Con il secondo metodo, per esempio, si è cercato di formare una copertura in grado di mantenere l’umidità del suolo.

Per capire quale sistema fosse migliore, l’università di Pavia ha provveduto ad installare presso i vigneti prova degli specifici sensori, al fine di capire quanta umidità ci fosse. Ovviamente, in questo caso, bisogna considerare che anche la tipologia del suolo influisce sul terreno e sulla sua resilienza. Ecco perché sono state studiate le caratteristiche geologiche del suolo e sono state scavate delle trincee al fine di raccogliere dei campioni e fare così un’attenta analisi di quelle che sono le proprietà del terreno.

Cosa è stato rilevato?

È emerso che uno dei vigneti prova aveva una tessitura fine e si caratterizzava per un’alta concentrazione di minerali argillosi. Perché è utile saperlo? Fa comprendere il perché si vadano a formare delle fessure di ritiro in caso di siccità. Fessure queste che possono ridurre il rischio di ruscellamento e dunque possono captare acqua piovana.

Oltre a questo, si è arrivati alla conclusione che è necessario utilizzare anche degli specifici prodotti per ridurre la perdita di acqua dalla chioma. Parliamo, per esempio, di prodotti antitraspiranti che sono utili per formare una pellicola superficiale che può rappresentare una barriera per ridurre la perdita di acqua dalle foglie.

Si può utilizzare anche il caolino che altro non è che un minerale bianco e economico e che si può sciogliere in acqua e applicarlo alla chioma del vigneto. Grazie a quest’azione, economica, si può abbassare la temperatura della chioma, attraverso il riflesso della luce del sole. Quello dei prodotti antitraspiranti è invece un intervento più costoso.

In molti ritengono che nei prossimi anni l’area mediterranea potrebbe subire delle importanti conseguenze se si parla di surriscaldamento globale. Sembra che le temperature andranno ad aumentare e le precipitazioni, al contrario, andranno a diminuire.

Per gestire questa situazione è importante che i viticoltori si attrezzino per bene, per capire come gestire in modo ottimale la risorsa idrica e poter così produrre uva e vino che siano buoni qualitativamente parlando.

 

 

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