Anche il cambiamento climatico svolge un ruolo importante nella crisi energetica globale. Con l’aumento delle temperature fiumi e dighe si sono ritrovati con meno acqua del previsto a causa della maggiore evaporazione di essa, portando a una diminuzione della produzione di energia idroelettrica. Allo stesso modo anche la produzione degli impianti eolici è diminuita a causa della diminuzione dei venti.
In questo momento dalla mia finestra vedo il sole che picchia, il cielo perfettamente azzurro, e i rami e le foglie degli alberi perfettamente immobili. E con il riscaldamento globale questo succederà sempre più spesso.
Giovanni Battista Zorzoli, presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’energia.
Secondo uno studio commissionato dall’Autorità dell’Energia e dalla Commissione Ue si è visto che la mancata produzione di energia tramite il vento è compensata dalla maggiore produzione degli impianti fotovoltaici. Quando c’è molto sole il fotovoltaico produce di più, ma c’è anche meno vento e l’eolico produce, di conseguenza, di meno.
Le aspettative su eolico e fotovoltaico vengono però ridimensionate da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, il quale afferma che eolico e fotovoltaico consentono produzioni discontinue , producendo energia per poco tempo l’anno (quando c’è vento o durante le giornate, principalmente in estate) a differenza delle centrali a gas che lavorano per la maggior parte dell’anno.
Bisogna però sottolineare che, a differenza delle centrali termoelettriche, come tutte le altre, eolico e fotovoltaico non richiedono acqua per essere raffreddati. Ma il caldo estivo in particolare rende le risorse idriche limitate.
Le energie rinnovabili hanno difficoltà a sostituire quelle tradizionali perché la loro produzione non è prevedibile, e la situazione resterà così finché il sistema energetico non potrà essere stabilizzato da stoccaggi efficienti.
Andrea Giuricin, economista dell’Istituto Bruno Leoni
Secondo Zorzoli, però, entro il 2030 si potrà stoccare energia ance per due mesi.