In America uno studio ha incoronato l’Italia per essere lo Stato più dog friendly del mondo. Per avere questo risultato si sono considerati otto diversi fattori. Il primo fattore è dato dal risultato dei singoli paesi nell’Animal Protection Index (API). Il secondo parametro è associato alla tutela degli animali da compagnia, il terzo fattore invece è il numero di hotel e strutture ricettive pet friendly. In questo ultimo parametro l’Italia ha trionfato. Il quarto fattore è relativo al numero di veterinari per un milione di abitanti. Il quinto esamina le normative di benessere animale. Il sesto il riconoscimento dei diritti animali. Gli ultimi due fattori riportano l’eventualità di contrarre la rabbia e il consumo di carne di cane nei confini nazionali.
È stato il terzo fattore sulle strutture ricettive turistiche a far vincere l’Italia, proprio perché il nostro è un paese legato al turismo. Per il numero di veterinari per milione di abitante, l’Italia ne ha 53,5. Al secondo posto la Nuova Zelanda con 115,6, poi l’Australia con 91,3 e la Francia 77,1.
Importante anche la legislazione per proteggere gli animali domestici. I voti dati vanno dalla A alla G. L’Austria nei primi fattori ha avuto due B. Alla fine è alla nona posizione per il basso numero di veterinari e le poche strutture ricettive pet friendly. Fuori dall’Europa, l’Australia non eccelle nelle strutture di accoglienza (92), ma ha un punteggio davvero alto nel numero di veterinari per abitante (91.3).
Se nella classifica andiamo al 14esimo posto, si trova la Svizzera. È seconda in classifica in ambito di strutture pet friendly superando l’Italia sul numero di veterinari per milione di abitanti. Il fatto che sia bassa in classifica è determinato dal fattore del consumo di carne di cane. Ciò è dovuto a una bufala che girava in rete qualche anno fa. In pratica, in Svizzera la carne di cane è ancora una tradizione culinaria davvero diffusa. La questione però è legata allo spot di una campagna pubblicitaria creata da un’agenzia tedesca.
Il video mostra le abitudini di La Table Suisse. In pratica, un ristorante di fantasia, dove a un finto chef/attore vengono ordinati cani e gatti per essere adottati e poi cucinati. La funzione dello spot era quello di far riflettere sul fatto che in Svizzera il consumo di cani e gatti dà scandalo. Quello quotidiano di polli e vitelli, no. Per concludere, ecco un’analisi interessante dello studio effettuato. Dalla ricerca affermano:
Con l’intento di ottenere informazioni attendibili, durante il nostro lavoro abbiamo scoperto che in molti paesi mancano le risorse o l’interesse nel tracciare problemi specifici degli animali. Questo fattore ha limitato fortemente la nostra capacità di raccolta dei dati.