Quello dei combustibili fossili è un problema molto attuale, soprattutto perché è uno dei fattori che ha contribuito in maniera importante al riscaldamento globale e alla crisi climatica. Di azioni concrete per ridurre l’uso di energia proveniente dal petrolio, però, se ne vedono poche. Per questo è nato un movimento che si prefigge lo scopo di far adottare ai diversi governi il Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili.

Alcune nazioni hanno già sottoscritto questo accordo volto a impegnarsi a smettere di utilizzare fonti energetiche non rinnovabili. Questo trattato prende spunto dal Trattato di non proliferazione nucleare del 1968.

L’iniziativa è nata nel 2019 da parte di attivisti di tutto il mondo grazie al progetto Climate Breaktrough, in seguito al mancato rispetto da parte dei Paesi degli obiettivi del trattato di Parigi. Nonostante gli avvertimenti della comunità scientifica, i vari governi continuano la ricerca di nuove fonti di petrolio.

Il trattato si basa su tre punti fondamentali:

  1. Stop alla ricerca di nuovi giacimenti di fonti fossili
  2. Eliminazione graduale dell’attuale produzione di combustibili fossili in linea con l’obiettivo climatico globale di 1,5°C
  3. accelerare la ricerca di soluzioni valide per la transizione energetica

Lo scorso giugno, durante la London Climate Action Week, il sindaco di Londra Sadiq Khan annuncia di aver firmato questo trattato, promettendo che la metropolitana della città sarà presto alimentata al 100% da energia proveniente da fonti rinnovabili. Tra gli aderenti ci sono poi lo Stato del Vaticano, la città di Bonn e il movimento Fridays for future.

Stiamo aprendo la strada alla diminuzione della nostra dipendenza dai combustibili fossili per proteggere la nostra salute e il futuro del nostro pianeta.

Tweet di Sadiq Khan