Per fare il punto delle aree marine protette italiane, bisogna fare una premessa. Le aree marine protette sono poche in Italia, gestite male e con regole inadeguate, scarsi fondi e controlli mal gestiti. Una delle più grandi aree marine protette in Italia è l’Isola di Tavolara, in Sardegna. Le ultime sono state quelle istituite nel 2018: Capo Testa-Punta Falcone (Sardegna) e Capo Milazzo (Sicilia). Oggi l’Italia ha 29 aree marine protette, comprese quelle citate. Ci si domanda se siano abbastanza e a che punto sia la protezione del Mediterraneo. Ecco la situazione nel dettaglio.

Quante sono le aree marine protette?

La risposta è l’esistenza di un’area complessiva di oltre 28 milioni di km quadrati. Una goccia nell’oceano, purtroppo: solo l’8,09% dei mari mondiali. Solamente un quarto di queste gode di una protezione vera e propria. Insomma, vuol dire che vieta la pesca oltre alle attività di estrazione. Sulla carta ci sono ben 8.700 km di coste in Italia, ma c’è un numero di aree marine purtroppo inferiore a quello esistente in Spagna e Francia. Il nostro Paese attualmente protegge solo il 4,53% delle sue acque. Siamo ancora lontani dal 30% desiderato dall’Onu per la garanzia della sopravvivenza della biodiversità del nostro mare.

Inefficace tutela del mare

Il WWF ha accertato risultati che denunciano il fatto che ci siano troppi rifiuti spiaggiati, eccessive plastiche in mare. Inoltre, il traffico marittimo è un problema sempre più diffuso, come il bracconaggio e la pesca illegale che sono in netto incremento. Spesso quindi la giusta tutela del mare è inefficace per la mancanza di mezzi e uomini.

 

La tutela di mare e spiagge è un bene superiore, che non andrebbe subordinato ai particolarismi. E poi, una volta istituita un’area protetta, occorre più collaborazione con le forze dell’ordine per mantenere il rispetto dell’ambiente, anche attraverso nuove tecnologie di controllo a distanza. Una speranza, per le nostre coste, arriva dal Pnrr: a dicembre 2021 il Ministero per la Transizione ecologica ha stanziato 400 milioni all’Ispra per intraprendere azioni di tutela degli habitat marini e per realizzare sistemi di osservazione. Il piano prevede interventi su vasta scala per il ripristino dei fondali e degli habitat marini per invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi del Mediterraneo.

Roberto Danovaro, presidente della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli

Il Mediterraneo è trascurato

Il Mediterraneo è un’area che gode di elevatissima biodiversità, ma ha anche acque delicate. Rappresenta solo l’1% degli oceani mondiali ospitando l’8% della biodiversità mondiale. Inoltre, ha il 30% del traffico mondiale di gas e petrolio. Solamente l’8,33% delle sue acque è tutelato, di cui lo 0,04% vietando rigorosamente la pesca.

 

I maggiori benefici di conservazione possono arrivare istituendo aree protette nelle aree oggi meno tutelate: il Mare di Alboran, il Canale di Sicilia, l’Adriatico, la Fossa Ellenica, il Mar Egeo e quello di Levante. E occorre tutelare anche gli habitat delle acque profonde, con coralli, canyon, sorgenti idrotermali, banchi di spugne. Se su ⅔ delle aree costiere tutelate in Italia si realizzasse una fascia di protezione di ulteriori 500 m dalla costa, si otterrebbero altri 220 km2 di aree protette.

report del WWF 

Un’idea valida potrebbe essere quella di creare delle riserve all’interno dei parchi eolici.

Le iniziative per salvaguardare la biodiversità

Esiste la Rete Natura 2000, è stata istituita circa trent’anni fa dall’Ue. Il suo obiettivo è quello di salvaguardare specie e habitat a rischio. Essa però non ha ancora un’adeguata protezione degli habitat e delle specie minacciate, in special modo quelle marine. Anche le informazioni sulla conservazione di quasi metà delle specie marine sono insufficienti. Sono ancora tanti, purtroppo, i tratti di mare senza tutela necessaria.

A inizio anno è partito il progetto Life Sea.Net. Si tratta di un progetto che usa un approccio integrato che assicura una gestione efficace e coerente dei siti accrescendo la conoscenza della Rete. Un modo per affrontare ricadute politiche, sociali ed economiche del territorio. La Rete Natura 2000 è conosciuta solo dal 6% degli italiani. La maggioranza degli italiani però vorrebbe conoscerla meglio nella sua estensione e nei suoi benefici.

I processi del progetto Life Sea.Net in futuro verranno migliorati. Si prevede un documento con protocolli di monitoraggio, linee guida per procedure di valutazione siti marini e istituzione di siti in mare aperto. Infine, una roadmap per quelli transfrontalieri. Un progetto sicuramente ambizioso. Le aree marine protette realizzeranno un modello di gestione e protezione ambientale che porti la crescita di Rete Natura 2000 in Italia. Un’ulteriore utilità è quella di dare definizione ai siti marini italiani che l’Europa richiede da tempo.