Un nuovo studio attesta che le persone esposte al glifosato corrono maggior rischio di sviluppo delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Patologie per cui non esistono veri trattamenti per guarire. L’insorgenza di tali malattie può essere causata o favorita da fattori genetici, alimentazione, stile di vita, contaminanti inquinanti e ambientali.
L’esperimento di studio si è concentrato sul glisofato, un erbicida molto usato ancora oggi. Si è attestato che la capacità del glisofato può superare la barriera ematoencefalica aumentando il rischio di sviluppo di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative. Il glisofato agisce dando aumento al TNF-α, Tumor necrosis factor alfa o fattore di necrosi tumorale alfa. Quest’ultima è una proteina che agisce come pro-infiammatorio. Alti livelli di questa proteina sono associati a infiammazioni portate da malattie neurologiche, tra cui Alzheimer. L’esposizione al glisofato eleva la produzione di beta amiloide solubile che contribuisce a malattie come Alzheimer. Inoltre, diminuisce la vitalità dei neuroni. Il glisofato modifica anche i geni.
Altri studi confermeranno la tesi, ma già risulta che il legame tra glisofato e sintomi dell’Alzheimer sia presente. Tale patologia è la forma di demenza più comune e ancora priva di cure efficaci. Si presenta con lievi perdite di memoria e poi dopo compromette capacità cognitive e linguaggio. Preoccupante è il fatto che il glisofato possa infiltrarsi nel cervello e nel sistema nervoso. I ricercatori devono approfondire questa parte di studio. Il glisofato viene considerato ancora sicuro dalle Agenzie e approvato e usato in agricoltura. Sarà autorizzato almeno fino al 2023.