Siamo immersi e circondati da microscopiche goccioline d’acqua. Esse possono essere dovute a tosse, starnuti portando inquinamento e contagio di virus. Già nel 2019 avevano scoperto che goccioline d’acqua potevano formare significative quantità di perossido di idrogeno. La stessa sostanza fragilmente acida usata per sbiancare i capelli o disinfettare ferite. Ora i ricercatori hanno attestato che la formazione spontanea di perossido di idrogeno viene a contatto con superfici solide. Può svolgere un ruolo importante nell’influenza stagionale.

L’acqua quando si divide in goccioline così piccole non è più stabile ma cambia comportamento. Vuol dire che ogni singola goccia avrà una proporzione molto maggiore delle sue molecole esterne a confronto di quelle in un bicchiere. Nella superficie esposta all’esterno si forma il perossido di idrogeno. Ecco ciò che è stato comprovato dal chimico dell’Università di Jianghan Bolei Chen, dal chimico della Stanford University Richard Zare e colleghi.

Gli studiosi hanno usato un colorante che si illumina in presenza di perossido di idrogeno (H2O2). Ciò è stato prodotto anche con goccioline che hanno toccato altri nove solidi fra cui terra e polveri più fini galleggianti nell’aria. Inoltre, sembra che la quantità di H2O2 aumenti con l’umidità. Da dove le goccioline quindi rubano l’atomo di ossigeno in più? Per avere una risposta i ricercatori hanno trattato la superficie del vetro con un 18O, un isotopo di ossigeno pesante.

Le goccioline hanno usato la superficie del vetro 18O per formare perossido di idrogeno. Chen e il team hanno potuto misurare una corrente elettrica scorrevole dallo stato solido a quello liquido, nel tempo, con il bagliore crescente del colorante. Si è confermato quindi che lo scambio di elettroni è avvenuto in un processo dal nome elettrificazione a contatto. Si sono creati radicali idrossilici.

 

L’elettrificazione a contatto fornisce una base chimica per spiegare in parte perché c’è stagionalità nelle malattie respiratorie virali.

Richard Zare, chimico della Stanford University

 

 

Il caldo e l’aumento dell’umidità estiva che portano piccole quantità di perossido di idrogeno sono ulteriore ostacolo per gli agenti patogeni che circolano. L’aria invernale fresca e secca invece potrebbe rappresentare un piccolo vantaggio per il virus nella sua diffusione.