Tumori: molti resistono alle terapie a bersaglio molecolare

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Uno studio fatto da alcuni ricercatori, tutto made in Italy, ha indagato sulla resistenza alle terapie a bersaglio molecolare tramite modelli matematici ed esperimenti di laboratorio. IFOM, Università di Torino e di Milano e Candiolo Cancer Institute FPO IRCCS si sono uniti nella ricerca.

Tale ricerca è stata capace di caratterizzare le sottopopolazioni cellulari dei tumori con un’eccezionale attenzione ai dettagli. Così è emerso che una delle terapie più efficaci e promettenti per i tumori è quella a bersaglio molecolare. In pratica, guidano il farmaco alle cellule tumorali, portando a galla uno specifico bersaglio. Queste terapie hanno anche il vantaggio di essere più precise e meno tossiche in confronto alle terapie tradizionali.

L’unica pecca è che le terapie a bersaglio molecolare sono limitate da resistenze da parte dei tumori che poi possono creare metastasi. Ecco, appunto, la principale causa di ricaduta nei pazienti oncologici. Lo studio proverà a prevenire la resistenza e lo sviluppo di metastasi.

 

Abbiamo osservato che le terapie a bersaglio molecolare inducono nelle cellule tumorali la transizione a uno stato di letargo, rendendole in grado di tollerare temporaneamente il trattamento. Queste cellule, chiamate appunto “persistenti”, essendo tolleranti alla terapia, hanno potenzialmente tempo di acquisire mutazioni genetiche che le rendono in grado di replicarsi in presenza del farmaco, causando così una recidiva di malattia. I nostri studi ci hanno permesso di capire che la terapia induce un aumento significativo della capacità di mutare delle cellule persistenti: non solo le cellule tumorali persistenti hanno del tempo per sviluppare mutazioni a loro favorevoli, ma la terapia rende questo processo più veloce.

 Mariangela Russo, Università di Torino e Candiolo Cancer Institute

 

 

Avvalendoci degli strumenti forniti dalla fisica teorica, siamo stati in grado di tradurre gli esperimenti eseguiti in laboratorio in un linguaggio matematico. Questi strumenti hanno permesso di interpretare e predire con maggiore precisione il comportamento delle cellule tumorali durante i trattamenti.

Simone Pompei, IFOM

 

 

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