La Guardia di Finanza ha condotto un’ispezione nel quartier generale di Google, dopo che l’AGCM ha aperto un’istruttoria nei confronti del colosso americano. L’AGCM – su segnalazione di un’azienda – contesta a Google una serie di limiti che renderebbe impossibile l’interoperabilità dei dati degli utenti.
In altre parole: Google non consentirebbe – o quantomeno non facilita – la possibilità di trasmigrare i dati presso i servizi e le app di aziende terze. Da ciò l”ipotesi che Google abbia violato l’Art. 102 del TFUE, quello che vieta l’abuso di posizione dominante.
La segnalazione è arrivata da Hoda, l’azienda dietro all’app Weople: è una sorta di conto corrente dei dati. Gli utenti possono gestire in un unico spazio le informazioni che hanno fornito ai social network e ai siti. Questi dati, conservati nell’app, possono poi essere ceduti ad altre aziende e l’utente viene ricompensato economicamente. Usando le parole dell’AGCM, Weople «ponendosi come intermediario fra utenti e imprese, ha lo scopo di valorizzare i dati degli utenti». Ma questa attività sarebbe stata ostacolata da Google, che rende complicato – al limite dell’impossibile – l’interoperabilità.
Prova ne è che le richieste di portabilità dei dati dagli account Google a Weople sono in caduta libera da anni: nel 2019 erano 20-25mila, mentre nei due anni successivi sono scese a 1.500-2.500.
La condotta contestata determina una restrizione della concorrenza perché limita la capacità degli operatori alternativi a Google di sviluppare forme innovative di utilizzo dei dati personali. L’istituto della portabilità dei dati, nella misura in cui permette di facilitare la circolazione dei dati e la mobilità degli utenti, offre ad operatori alternativi la possibilità di esercitare una pressione concorrenziale su operatori come Google, che fondano la propria dominanza sulla creazione di ecosistemi basati sulla gestione di quantità tendenzialmente illimitate di dati, funzionale solo al proprio modello di business.
si legge nella nota diffusa dall’AGCM.