Ormai è nell’aria: le istituzioni sovranazionali hanno fiutato il sangue delle criptovalute e si preparano – dopo tentennamenti e indecisioni che vanno avanti da anni – a passare all’attacco con un quadro di nuovi principi e regole. Così, dopo l’FSB del G20 ora interviene a gamba tesa anche la BCE, la banca centrale dell’Unione Europea.
I nuovi rischi per la stabilità finanziaria sono in aumento e l’ecosistema delle criptovalute è diventato più complesso e interconnesso. Se le tendenze attuali continuano, le criptovalute metteranno a rischio la stabilità finanziaria. I mercati delle criptovalute devono quindi essere regolamentati e supervisionati in modo efficace. La natura transfrontaliera e globale dell’universo in continua crescita delle criptovalute richiede un approccio olistico e coordinato tra le autorità
si legge nell’ultimo Bollettino Macroprudenziale della Banca centrale europea.
Come l’FBS, anche i ricercatori della BCE citano l’urgenza di regolamentare le cosiddette stable coin, ossia le criptovalute che sulla carta non dovrebbero essere soggette alle fluttuazioni del mercato, perché ancorate al valore di altri asset o valute fiat, ma che di fatto possono paradossalmente sottoporre gli investitori a rischi ancora più grandi.
Nel Bollettino, non emerge l’interesse di vietare radicalmente le stable-coin, quando l’esigenza (urgente) di approvare un quadro di norme europee che regolamentino questo genere di prodotti, creando anche organi di supervisione ad hoc per punire eventuali frodi e comportamenti illeciti. In altre parole, la BCE vuole porre fine all’era del Far West.
Nel frattempo, il mercato delle criptovalute sembra nuovamente in difficoltà. Il Bitcoin è scivolato brevemente sotto la soglia dei 20mila dollari, toccando quota 19.758 dollari. Male anche tutte le principali alt-coin, con un’unica eccezione: Polygon, una criptovaluta utilizzata prevalentemente all’interno dell’omonimo ecosistema progettato per gli NFT e la DeFi.