Il processo di carne coltivata è simile a quello della birra. L’unica differenza è che non si coltivano lievito o microbi, bensì cellule animali. Gli studiosi hanno prelevato un campione di cellule da una mucca o un pollo provando che esse possono moltiplicarsi.

In pratica si tratta di carne senza macellazione, ma attraverso la sua produzione in laboratorio. Ciò oltre a diminuire l’uccisione di tanti animali, potrebbe portare a rallentare i cambiamenti climatici capeggiati da
emissioni di gas serra. Mancano ancora pochi anni, forse anche una ventina, prima che la carne coltivata sia disponibile in commercio. L’unico è Singapore ad aver approvato finora la carne a base di cellule.

La produzione di carne coltivata è basata sulla crescita di tessuti umani in laboratorio. Gli scienziati
ottengono campioni di cellule dagli animali attraverso un piccolo tessuto. Esso viene prelevato tramite
biopsia, isolando cellule da uova o carne tradizionale.

Il secondo step è l’identificazione di nutrienti come le vitamine per le cellule da consumare. Tali cellule poi
vanno in un bagno di nutrizione. Esso avviene in un grande recipiente di acciaio inossidabile, dove le cellule stanno sotto pressione per creare un ambiente adatto a farle crescere in sicurezza. Il campione crescerà in due settimane.

Un altro obiettivo è far diventare tale campione di carne un prodotto finito. Il campione di carne coltivato è stato cotto. La sua consistenza era quasi uguale a quella della carne normale. C’è comunque da attendere prima che il suo sapore e la sua consistenza diventino identiche alla carne normale.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change nel suo rapporto di valutazione 2022 ha riportato che la
carne coltivata potrebbe ridurre le emissioni globali alimentari. Altri lati positivi sono evitare di contribuire
alla crisi del clima con il rischio di raggiungere alti livelli di colesterolo. L’assunzione di grassi saturi e
colesterolo può aumentare il rischio di infarto o ictus.