Nostalgia, la recensione: il tempo di un ritorno

Nostalgia

La conoscenza è nella nostalgia, chi non si è perso non si possiede.” La citazione di Pierpaolo Pasolini come un mantra nella testa di Mario Martone, che un cineasta nostalgico non lo è mai stato granché, nonostante del passato si sia più volte occupato, anche nel suo ultimo Qui Rido Io. Ce lo immaginiamo ripetersela in continuazione, mentre lavora insieme a Ippolita Di Majo, compagna nella vita dentro e fuori dal set, anche in questo caso co-sceneggiatrice, ad una sfida impegnativa in un modo differente dalle altre e dai mille significati personali. Fautrice di un ritorno, che ne racchiude tanti altri, sulla Croisette, a quasi 20 anni dall’ultima volta.

Nella recensione di Nostalgia, in concorso alla 75esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, vi raccontiamo di una pellicola per diversi aspetti inediti per l’autore napoletano, ma allo stesso tempo enormemente coerente con il resto della sua filmografia e in linea con la direzione intrapresa ormai da qualche anno.

Come da tradizione, anche il film con protagonista Pierfrancesco Favino è adattato da un manoscritto, ovvero l’omonimo romanzo di Ermanno Rea (2016, edito Feltrinelli), come fu per Amore Molesto del 1995 e L’odore del Sangue del 2004, la famosa ultima volta in Francia (i romanzi spunto erano, rispettivamente, gli omonimi di Elena Ferrante e di Goffredo Parise). Con il primo dei titoli citati condivide anche una traccia importante, di cui però questa volta ribalta la prospettiva in un certo senso, proprio perché si lega ad un ulteriore approfondimento di un rapporto che lo interessa ormai da qualche tempo: quello tra sogno e realtà, che è anche lo stesso di passato e presente.

C’è qualcosa di poetico e attraente nel loro modo di legarsi, contrapporsi, fondersi e perdersi l’uno nell’altro. Conoscersi, per loro, vuol dire condividere uno stato d’animo comune, quello della nostalgia.

Diventa quindi bello e significato che il film si svolga nel rione Sanità, uno dei tanti aspetti del ritorno di Martone a Cannes, e che sul set torni Francesco Di Leva, che fu Antonio Barracano nella pellicola del 2019 ispirata all’opera dell’immortale Eduardo.

Nostalgia è al cinema dal 25 maggio 2022 distribuito da Medusa Film.

 

Un ritorno non è impresa da niente

Nulla è cambiato eppure nulla è lo stesso. Il leitmotiv di ogni ritorno che si rispetti. Ma se invece non fosse così? Se tutto potesse rimanere fermo ad aspettarci? Se fosse possibile ritrovarsi, o meglio, riconoscersi grazie ad ipotetico immobilismo di luoghi che erano i nostri e che neanche gli oceani del tempo sono riusciti a scalfire? Si potrebbe quasi pensare che ci sia veramente un posto fatto solo per noi, dove poter essere al riparo da ogni dispiacere e da ogni acciacco. Un luogo dell’anima e del cuore.

Come un controcampo ad un sentir comune, Martone ci presenta il figliol prodigo, tale Felice Lasco (Favino), che dopo quarant’anni passati tra Medio Oriente ed Egitto, parte dal Cairo dove ha fatto fortuna e ha trovato moglie, per tornare a Napoli.

Straniero nella sua città, fedele di un’altra religione, incapace di parlare il dialetto che gli ha dato i natali e a stento l’idioma del suo stesso Paese.

Va a trovare sua madre (Aurora Quattrocchi), Felice, come ogni racconto di Pasolini esige, una donnina minuta che non vede più, sfrattata da quel terribile tempo che il film combatte costantemente, e la abbraccia, la bacia, la veste, la lava, la pettina e le rimbocca le coperte, con tutta la cura che si riserva solamente a ciò che di più prezioso si ha al mondo, fino ad accompagnarla nel tanto atteso Eden, dove giace, seduta, in dormiveglia, assaporandone ogni istante di bellezza.

Pierfrancesco Favino

La Napoli di Nostalgia è meravigliosa, labirintica, a tratti irriconoscibile, ma non per Felice, che tra le sue strade, i suoi vicoli e i suoi volti pare ritrovare tutto quello che si era lasciato alle spalle una vita fa. Tra questi ultimi, riconosce persino quello di Oreste (Tommaso Ragno), suo fratello di una vita differente, l’altra parte di un “amore molesto“, che gli ha tolto tutto e che tutto potrebbe, d’incanto, ridargli. Il suo opposto è rappresentato da Don Luigi Rega (Di Leva), il figlio del presente e il protettore del futuro, che dalla nostalgia fuga, come farebbe un ladro dalle guardie armate.

‘O malommo e il prete, i due poli tra cui Felice cammina, perso nel rione Sanità, improvvisamente di nuovo coetaneo di quegli sventurati che lottano per trovare la loro strada. Di nuovo, ragazzo.

 

Napoli, perdersi per ritrovarsi

Evocativo, denso, commovente. Nostalgia di Mario Martone è ambientato in un luogo ideale che è il concentrato dei tanti ritratti che il regista ne ha fatto nel corso degli anni, sfumati l’uno con l’altro in modo da portarla in una dimensione sospesa tra passato e presente, immobile, incurante tempo, avvolta da un sacro e accogliente valore sepolcrale.

La sua struttura rievoca una visione dantesca, divisa tra inferno e paradiso, ma virgiliesca è la sua essenza, guida spirituale per chi vuole perdersi, proprio perché dominata dalla nostalgia.

Favino regala un’ennesima trasformazione di una carriera sempre più colorata, potente e distintiva, qui protagonista di una processione ultraterrena, alla (ri)scoperta di quei suoi io per tanto tempo estranei e ora, di nuovo, così famigliari, rintracciabili in tutti coloro con i quali ha incrociato il cammino, dall’angelica figura materna, pregna del peso del tempo trascorso, a quella del luciferino Oreste (meraviglioso Ragno), passando per il prete da trincea, suo accompagnatore.

Nostalgia

Sebbene sia presente una divisione piuttosto netta in due parti; una, bellissima, che parla più la lingua del simbolismo e del metafisico, e un’altra più didascalica, che si occupa dello svisceramento della trama; possiamo dire che Nostalgia di Martone è soprattutto composto da frammenti. Il film è lavorato sulle pieghe dei volti, sui vestiti dei suoi personaggi, sulle espressioni dialettali, sugli ambienti interni, sulle scritte sui muri, sui sampietrini delle strade. Echi di un tempo passato eppure così reali, presenti, animati. Una doppia natura, testimoniata anche dalla presenza visiva dei ricordi, che solo il suo protagonista riesce a cogliere, tornato solamente per bagnarsi il capo e rimasto invece completamente immerso in una bolla esistenziale, veramente al di fuori del tempo, racchiusa nel titolo del film.

Nostalgia è al cinema dal 25 maggio 2022 distribuito da Medusa Film.

75
Nostalgia
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

Nostalgia è l'ultimo film di Mario Martone, presentato in concorso alla 75esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, con protagonista assoluto un Pierfrancesco Favino sugli scudi, alla sua ennesima prova da trasformista. Una riflessione sul rapporto tra passato e futuro, ovvero un aspetto analitico su un tema su cui il cineasta napoletano ragiona da tempo, testimone anche la sua ultima pellicola. Per sviscerarlo narra la storia di un figliol prodigo e ambienta tutto in una Napoli meravigliosa, inedita e sospesa, messa a fuoco solamente nel sentimento a cui il titolo della si riferisce. La struttura del film prevede una netta divisione in due parti, una più metafisica e l'altra più didascalica, ma la forza dell'opera di Martone sta nella sua capacità di operare su due piani, che quando si sfumano restituiscono una potenza emotiva coinvolgente.

ME GUSTA
  • La prova del cast, in testa a tutti Favino e Ragno.
  • Il denso e inedito ritratto di Napoli.
  • La prima mezzora è straordinaria .
FAIL
  • La percezione netta della separazione in due parti del film potrebbe non piacere a tutti.
  • Il realismo su cui poggia l'emotività del film potrebbe non essere in linea con la natura del cast.
  • Il carattere didascalico dell'uso dei ricordi.
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