Twitter teme la fuga degli inserzionisti, spaventati dai piani di Elon Musk

Twitter teme una fuga degli inserzionisti dopo l’acquisizione della compagnia da parte di Elon Musk. Il tema è quello della libertà di espressione, una priorità per il fondatore di Tesla, ma un’incognita per le aziende che investono in campagne pubblicitarie.

Il timore è che le grandi compagnie possano ritirare i loro investimenti pubblicitari in seguito ad un allentamento delle policy che moderano la disinformazione e il cosiddetto hate speech. C’è il rischio che il social network diventi una bolgia invasa – più di oggi – da razzismo, omofobia e misoginia. E anche se questo non dovesse capitare, poco importa perché stanno già nascendo dei gruppi di pressione altamente ideologicizzati che chiedono a gran voce alle multinazionali di abbandonare Twitter a prescindere, come forma di ritorsione contro Elon Musk, inviso agli ambienti della sinistra radicale.

Sono oltre 20 le organizzazioni del mondo progressista che hanno firmato una lettera indirizzata alle più grandi aziende americane — da Coca-Cola a Disney. Il contenuto della missiva grossomodo suona così: levate i soldi a Twitter e punite Musk per la sua folle idea di voler allentare le policy del sito.

Siete i più grandi inserzionisti di Twitter, i vostri brand pertanto sono a rischio di finire associati con una piattaforma che amplificherà l’odio, l’estremismo, la disinformazione e le teorie della cospirazione. I vostri dollari possono finanziare l’ennesimo vanity project di Musk, oppure possono servire ad obbligarlo a rispondere delle sue azioni

si legge nella lettera.

Così non stupisce che in un dossier inviato alla SEC, l’ente che vigila sulla borsa statunitense, il CdA di Twitter ora menzioni trai rischi alla sua esistenza una possibile fuga di massa degli inserzionisti. Twitter oggi vive quasi interamente grazie alle inserzioni pubblicitarie, nonostante stia da tempo esplorando forme di ricavo alternative.

Secondo alcune ricostruzioni della stampa, effettivamente già ora si vedrebbero i primi segnali di un fenomeno di panico diffuso tra gli inserzionisti del social. Ad esempio, secondo AdAge alcune aziende si sarebbero già rivolte alle loro agenzie pubblicitarie per capire come muoversi davanti all’ipotesi di un passaggio di proprietà all’interno di Twitter. Alcune aziende sarebbero già pronte a chiudere il flusso di denaro se l’acquisizione di Twitter dovesse portare l’azienda verso scenari imprevedibili o sgraditi.

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