DJI ha annunciato che non venderà più i suoi prodotti in Russia e in Ucraina fino al termine del conflitto. L’azienda ha spiegato di aver preso questa decisione per evitare che i suoi droni vengano accusati di essere utilizzati per scopi militari.
«DJI sospenderà temporaneamente tutte le sue attività in Russia e in Ucraina. In questo momento, stiamo comunicando il tema della sospensione nei territori affetti dalla decisione con i nostri consumatori, i nostri partner e i nostri soci».
Il conflitto in Ucraina era già costato caro a DJI. Ad inizio aprile, MediaWorld aveva ritirato tutti i prodotti dell’azienda cinese dal suo catalogo, dopo che l’Ucraina aveva puntato il dito contro l’atteggiamento ambiguo della DJI, accusata di fornire la sua tecnologia all’esercito russo.
Nel frattempo Mediaworld ha rimesso in vendita tutti i prodotti della DJI, probabilmente proprio perché l’azienda aveva fornito rassicurazioni, promettendo l’imminente ritiro dall’Ucraina e dalla Russia.
DJI ha spiegato che la sua decisione non deve essere letta come una presa di posizione nei confronti dei paesi attualmente in guerra, ma come un’affermazione dei principi dell’azienda. «DJI rifiuta qualsiasi uso dei droni per causare danni, sospenderemo la vendita dei nostri prodotti per essere certi che i nostri droni non vengano utilizzati in combattimento», si legge in un comunicato di DJI inviato all’agenzia Reuters.