L’obiettivo della Banca che si trova a Svalbard è quella di creare un archivio completo di tutte le varietà commestibili appartenenti a cinque mila specie diverse. Questo grande database rappresenta il nostro “backup” per quanto riguarda le specie vegetali, archivio che ha rischiato negli ultimi anni di essere messo in pericolo dai cambiamenti climatici.
Lo Svalbard Global Seed Vault (in italiano “Deposito globale di semi delle Svalbard”) è una banca dei semi che ha la funzione di fornire una rete di sicurezza per preservare la diversità delle colture nel mondo. Quesa banca è situata vicino alla cittadina di Longyearbyen, nell’isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Polo Nord. Il governo norvegese ha finanziato totalmente i costi di costruzione per una cifra di approssimativamente 45 millioni di kr (US $8.8 milioni al valore del 2008). Si trova all’interno di una montagna in un’isola remota nell’arcipelago di Svalbard, a 300 chilometri a nord dal Circolo Artico. È stato aperto dal governo norvegese nel febbraio 2008. La conservazione dei semi è gratuita per tutti gli utenti.
Ma che cosa fa questo grande database? Il Global Seed Vault garantisce la conservazione a lungo termine di duplicati di semi conservati nelle banche del germoplasma di tutto il mondo.
Quindi possiamo definirla come la più grande banca dei semi del mondo, dedicata alla conservazione di specie vegetali commestibili.
Da tutto il pianeta, le casse di semi vengono inviate a Svalbard per un sicuro deposito a lungo termine in volte a roccia fredda e secca. Per l’importanza del materiale che si trova al suo interno si è cercato di costruire e realizzare una delle strutture più sicure del mondo, progettata per sopravvivere a una catastrofe globale (anche se un paio di anni fa l’innalzamento folle della temperatura di quella zona ne avevo messo a rischio alcune parti). Si trova a centoventi metri all’interno di una montagna sull’isola di Spitsbergen ed è protetta da robusti sistemi di sicurezza.
I semi sono imballati in speciali pacchetti e termosaldati per mantenere fuori l’umidità.
Il fatto che l’impianto è circondato da permafrost (ecco perché è stata costruita in quella zona) aiuta moltissimo a proteggere e conservare i campioni. La banca conserva i semi di molte decine di migliaia di varietà di colture essenziali, per esempio i fagioli, grano e riso. In totale oggi contiene i semi di più di 4000 specie vegetali (ha una capacità di contenere 4,5 milioni di campioni). Questi campioni di sementi sono duplicati di campioni dei semi in banche nazionali, regionali e internazionali.
L’obiettivo principale e il rischio infiltrazione
Chiaramente è quello di creare una banca completa di tutte le varietà commestibili appartenenti a cinque mila specie diverse. Per ogni varietà, dal farro selvatico israeliano alle patate del Perù, vengono depositati cinquecento semi che verranno conservati a una temperatura di 18 gradi sotto zero. La temperatura esterna, nonostante ci si trovi al Circolo polare artico, non basta ecco perché si deve agire anche artificialmente per mantenere al meglio i preziosi semi.
Per l’esattezza un milione e 50 mila semi di varietà diverse, su un totale stimato di 2,4 milioni di colture stimate nel mondo.
Lo Svalbard Global Seed Vault è un progetto nato con l’obiettivo di mettere al sicuro le specie vegetali che gli esseri umani utilizzano per cibarsi. E che ha rischiato di fallire quando nel 2017 l’ingresso del deposito sotterraneo scavato a Ny Alesund, ex cittadina mineraria poi riconvertita alla ricerca scientifica (anche il nostro Cnr ha una sua sede nel villaggio), si allagò per colpa di una estate così calda da far sciogliere il ghiaccio e la neve circostanti. Il governo norvegese ha investito 20 milioni di euro nella ristrutturazione e nella impermeabilizzazione del caveau, costato all’origine 9 milioni di euro.
Il luogo in cui si trova la “cassaforte” è stato scelto apposta per le rigide temperature, che le consentono di operare in condizioni di refrigerazione naturale, senza bisogno di grandi dispendi energetici. Inoltre la banca è pensata per funzionare anche senza la supervisione umana, per proteggere i semi proprio dagli effetti – anche ben più catastrofici – del riscaldamento globale. Purtroppo le temperature anomale dell’anno più caldo di sempre hanno causato intense precipitazioni e lo scioglimento dei ghiacci laddove si sarebbero dovute registrare, invece, moderate nevicate. L’acqua di fusione è così penetrata nel tunnel di ingresso dove è subito ghiacciata, prima ancora di riuscire a raggiungere la cassaforte (dove la temperatura è, comunque, di -18 °C: non riuscirebbe a minacciare i semi ancora allo stato liquido). Fortunatamente non ci sono stati danni ai semi e i responsabili del bunker sono corsi ai ripari con nuovi sistemi di sicurezza: il tunnel infatti è stato ulteriormente impermeabilizzato, e si scaveranno, nella montagna, alcuni canali per far drenare l’acqua di scioglimento prima che possa raggiungere l’entrata.
I semi preservati all’interno non hanno mai rischiato – assicurarono le autorità svedesi – ma adesso siamo sicuri che non ci saranno più infiltrazioni d’acqua.
Cosa contiene in concreto
Tornando alla storia di questo piccolo gioiello di tecnologia ricordiamo che L’opera iniziò nel giugno 2006, alla presenza dei capi di governo di Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca e Islanda. Fin dal 1984, però, i Paesi nordici stavano cercando un modo per salvaguardare il germoplasma delle pianete nordiche, sempre più messe a dura prova dal riscaldamento globale. I primi semi iniziarono ad arrivare in questa struttura dal 2008. Nel corso degli anni, il Nordic Gene Bank ha depositato più di 10mila campioni diversi di semi, che da soli rappresentano più di 2000 varietà vegetali e oltre 300 specie. Tra questi vi sono oltre 6000 semi di colture dal Marocco, di grano degli anni 20 del Leibniz Institute of Plant Genetics and Crop Plant Research in Germania così come oltre 100 specie di foraggio dei pascoli australiani per un totale di 20,443 campioni di nuovi semi provenienti da Australia, Germania, Marocco, Nuova Zelanda, paesi scandinavi, Romania, Slovacchia, Uganda e Sudan. Inoltre un’altra notizia degna di nota è che la Norvegia decise (poco dopo l’inaugurazione) di destinare lo 0,1% del proprio Pil all’acquisto di sementi commerciali per aiutare anche i propri agricoltori. L’Italia, dal canto suo, è un contributore importante del Global Crop Diversity Trust della FAO.
Gli scienziati sostengono che sul nostro pianeta esistano oltre un milione e mezzo di tipi differenti di semi vegetali. Il costo totale dell’iniziativa ammonta a 30 milioni di euro, di cui però 25 sono di Bill e Melinda Gates. Altri finanziatori sono la Rockefeller, la Monsanto, il gruppo Syngenta, la DuPont/Pioneer Hi-Bred, il Gruppo consultivo per la ricerca agricola internazionale e, ovviamente, il governo della Norvegia.
La struttura
Andiamo più sul concreto di come è fatta questa grande opera. Il centro si compone di tre sale, di 27 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 6 di altezza. Tutte le chiusure hanno porte di acciaio di notevole spessore, e la struttura è costruita in calcestruzzo in modo da resistere ad una eventuale guerra nucleare o ad un incidente aereo. La banca dei semi è costruita 120 blocchi e come abbiamo detto prima è situata dentro una montagna di roccia arenaria nell’isola Spitsbergen.
La banca utilizza robusti sistemi di sicurezza per impedire accessi non autorizzati.
L’impianto è gestito dal Nordic Genetic Resource Center, anche se non esiste personale permanente in loco. L’isola Spitsbergen è stata considerata ideale, dopo aver studiato centinaia di altri luoghi sparsi nelle parti nord o sud della Terra, in quanto esente da attività tettonica e per la presenza del suo permafrost che è ritenuto di aiuto alla protezione dei semi. La localizzazione, 130 metri sopra il livello del mare, assicura che il sito rimanga all’asciutto anche nel caso di scioglimento dei ghiacci artici, anche se come abbiamo scritto c’è stato comunque un rischio infiltrazione a causa dell’innalzamento della temperatura.
Perchè è così importante?
Sì forse è quasi banale chiudere sull’importanza di un progetto come questo, ma qualche riflessione è giusto farla. Il valore monetario di ciascun pacchetto di semi è molto basso, ma essi contengono potenzialmente le chiavi per il futuro della sicurezza alimentare globale, che è più che mai a rischio. Basterebbe solo questo per rendersi conto di quanto sia fondamentale la sussistenza di questa cassaforte.
Il Global Seed Vault costituisce inoltre una preziosa opportunità di cooperazione internazionale ai fini della tutela dei genotipi e dell’approvvigionamento alimentare. La diversità genetica contenuta nel deposito, difatti potrebbe fornire il materiale necessario per dar vita a nuovi ceppi, in grado ad esempio di adattarsi a temperature più elevate o di contrastare batteri e malattie, dar vita a nuove vegetazioni per studiare al meglio il cambiamento climatico e far sì che il mondo non rimanga senza le proprie culture. Proprio per questo possiamo affermare tranquillamente che il Global Seed Vault è la più grande risorsa a livello globale, non solo in termini di cooperazione in materia di ricerca biologica e di salvaguardia dei semi custoditi al suo interno, ma anche in termini di rimedio alle carenze delle singole banche nazionali.
E’ stata definita “l’arca di Noè delle specie vegetali“. Un’arca pronta a salpare nel caso in cui il diluvio universale dei cambiamenti climatici dovesse verificarsi.
- Banca dei semi Svalbard (wikipedia.it)
- Cosa serve lo Svalbard Global Seed Voult (lifegate.it)
- Cos’è il Global Seed Vault (iari.site)
- La banca mondiale dei semi si è allagata (focus.it)
- Banca dei semi delle Svalbard (passioneastronomia.it)