Emozionante, denso e sorprendente. Se dovessimo scegliere tre aggettivi con cui descrivere il meraviglioso viaggio che ci ha condotti a scrivere la recensione di Elden Ring, sarebbero senza dubbio questi. Del resto, Hidetaka Miyazaki non sbagliava quando diceva che ci saremmo trovati di fronte al culmine di tutte le produzioni targate FromSoftware sia in termini di approccio ludico che di contenuti e di ambizioni. 

Eppure, la forza di Elden Ring non risiede tanto nell’essere la perfetta sintesi di un percorso produttivo durato oltre 12 anni, quanto piuttosto nel voler andare oltre questo stesso concetto, arrivando a proporre un’esperienza che per certi versi si distacca da quanto fatto in passato per struttura, modalità di esplorazione e senso di avventura. Un’esperienza, nuova e totalizzante, che si pone l’obiettivo di reinterpretare in modo unico l’approccio alla libera esplorazione, senza mai rinunciare la tipica progressione stimolante e punitiva che da sempre incarna il marchio di fabbrica delle opere di FromSoftware. 

Abbiamo vagato per oltre 65 ore per le terre spezzate dell’Interregno e siamo pronti a dirvi perché quest’inedita e brillante combinazione rende Elden Ring un’opera assolutamente indimenticabile e non solo per gli appassionati del genere. 

Ricreare la mitologia dell’Interregno

Le vicende di Elden Ring si svolgono tra le misteriose e sconfinate terre dell’Interregno, un mondo dominato da oscuri segreti, figure mitologiche, eroi antichi e tutto ciò che resta di un reame ormai decaduto. Illuminati dalla guida della grazia divina, il nostro compito sarà quello di recuperare tutti i frammenti dell’Anello Ancestrale, rivendicati dai discendenti della Regina Marika, per conquistarne così il potere e divenire Lord Ancestrale.  

Sin dalle prime ore di gioco, appare chiaro come, a dispetto di quanto dichiarato in passato dagli autori del gioco riguardo la presenza di una storia più intellegibile, la struttura narrativa di stampo ambientale e propria del genere sia rimasta pressocché intatta. Sebbene, infatti, la presenza della firma di George R.R. Martin alla co-scrittura ci abbia in primo momento fatto pensare che la storia di Elden Ring potesse essere di fatto più esplicita, la narrazione delle vicende resta ancora ermetica. 

Ciò significa che dovremmo ancora faticare per comprendere a pieno quanto sta accadendo nelle terre  dell’Interregno e tutto, ogni minimo particolare, a partire dalle informazioni frammentarie rilevate dai dialoghi e dalle descrizioni degli oggetti, resta prezioso per riuscire a ricomporre l’intera lore del gioco. Sia chiaro il contributo di George R.R. Martin nella scrittura del gioco si nota e si nota eccome, ma in una misura molto più circoscritta rispetto a quella che ci saremmo aspettati. Molti dei personaggi che popolano l’Interregno sembrano usciti direttamente da uno dei suoi romanzi, il loro background appare più definito ai fini della comprensione delle vicende e non serve neanche sottolineare come alcune delle tematiche centrali del gioco, come la decadenza, le lotte di potere, la follia, sono proprio quelle che appartengono da sempre al suo fantasy.  

Insomma, l’idea è che Martin abbia avuto sì un ruolo nella creazione della mitologia dell’Interregno e dei suoi personaggi, ma non tale da arrivare a interferire con le classiche modalità di rappresentazione e narrazione adoperate da sempre da FromSoftware.

Il che è solo un bene, dato che l’ermetismo rappresenta da sempre una delle caratteristiche chiave delle poetica di From Software che stimola il dibattito e rafforza il senso di comunità. 

Uno, tra gli elementi più peculiari e preziosi presenti nei Souls, che in Elden Ring viene ripreso ed amplificato con forza. Oltretutto, si tratta di un approccio che in realtà emerge anche in funzione delle modalità di gestione della mappa, il primo elemento inedito che fa capolino nella nuova produzione di FromSoftware. Una volta giunti a Sepolcride, infatti, il primo luogo che visiteremo durante la nostra avventura, non ci verranno forniti indicazioni né su cosa fare né dove andare e la mappa apparirà in un primo momento completamente oscurata e da ricostruire pezzo per pezzo. Recuperarne i frammenti sparsi per il mondo sarà dunque fondamentale per poterci orientare poiché a guidare il nostro cammino sarà soltanto la flebile scia dorata della grazia e la nostra fervida curiosità. 

 

Ma in ogni caso, anche dopo aver recuperato tutti i frammenti della mappa, avremo comunque la sensazione di aver tralasciato qualcosa, magari una grotta da esplorare, un drago da sconfiggere, un segreto che dev’essere ancora svelato, fermo restando che avremo comunque l’opportunità di apporre de segnalini sulla mappa per non perdere ogni più piccola e preziosa scoperta fatta in precedenza. Insomma, ciò che offre l’Interregno è un mondo estremamente ricco e pieno zeppo di località, aree nascoste, dungeon ed intere e sconfinate regioni, tutte da esplorare ed ognuna con le proprie caratteristiche e una propria morfologia. Una ricchezza che stupisce non solo sul piano prettamente contenutistico ma anche qualitativo.

Del resto, sappiamo quanto il team raggiunga l’eccellenza nel creare dei prodotti dotati di un level design a dir poco illustre e con Elden Ring non è stata affatto da meno. La struttura delle aree che compongono l’Interregno dimostra quanto il team abbia messo a punto in maniera a dir poco perfetta quanto maturato con l’esperienza dei precedenti lavori.  Ma non solo: la possibilità di creare un mondo aperto e l’introduzione di nuovi elementi come il viaggio rapido e la cavalcata ha permesso a FromSoftware di dare vita a mappe ancora più complesse, strutturate ed ancor più interconnese con un approccio decisamente più improntato alla verticalità. 

Tra tradizione ed evoluzione

Detto questo, continuiamo la nostra recensione di Elden Ring entrando nel vivo delle caratteristiche e delle meccaniche di gioco. Prima di dare inizio all’avventura, Elden Ring ci permette di scegliere quello che sarà l’aspetto e la classe del nostro Senzaluce. Rispetto a quello dei precedenti titoli di FromSoftware, l’editor di creazione del personaggio si presenta molto più strutturato e con una varietà incredibile di opzioni da personalizzazione che vanno dall’ampiezza dell’arcata sopraccigliare fino ad arrivare alla forma dei lineamenti del nostro personaggio. Un ventaglio di possibilità estremamente ampio che ci consente di personalizzare fin nei minimi dettagli l’aspetto del nostro eroe.  

Superata questa fase, Elden Ring ci dà la possibilità di scegliere tra ben dieci classi tutte diverse e ben caratterizzate. Ogni classe differisce dall’altra per l’equipaggiamento di partenza e la distribuzione dei punti statistica che andranno a favorire uno specifico stile di gioco. A seconda dei nostri obiettivi, potremo quindi scegliere se sviluppare una build più fisica e quindi optare magari per un cavaliere errante, ideale per chi è alla ricerca della classica esperienza spada e scudo, oppure una build prettamente magica scegliendo l’astrologo per un’esperienza di gioco più focalizzata sull’uso delle stregonerie scintipietra, magie del sangue e incantesimi gravitazionali. Poi ovviamente, non mancano anche tutta una serie di classi intermedie che includono una distribuzione dei punti statistica meno selettiva, come il Samurai , il Prigioniero ed il Confessore.  

In ogni caso, è importante sottolineare che la scelta della classe non è mai vincolante e che potremo sempre decidere se cambiare in corsa la build del nostro personaggio per renderla magari più ibrida.

Noi, ad esempio, siamo partiti scegliendo il cavaliere errante per poi incrementare sensibilmente i valori degli attributi legati alle statistiche Intelligenza, Mente e Fede per avere la possibilità di adoperare i sempre utilissimi miracoli e le stregonerie, che tornano in questa produzione in una veste ancor più poderosa e versatile rispetto al passato e con tutta una serie di differenti declinazioni che rendono le build magiche a dir poco letali se ben sviluppate.   

Ma in ogni caso, l’estensione e la varietà dell’arsenale, assolutamente incredibile e composto da un numero elevatissimo di armi tra cui spade, spadoni, doppie spade, bastoni, scudi ecc…vi verrà incontro inquesto, spingendovi a trovare ben presto lo stile di gioco più adatto alle vostre esigenze e perché no a sperimentarne anche di nuovi nel corso dell’avventura. Rimanendo in tema di armi, torna poi anche il classico sistema di potenziamento dell’armamentario che prevede l’uso determinati materiali spendibili presso il banco di lavoro del fabbro. Questi oggetti chiamati Pietre da Forgiatura ci permetteranno di elevare le armi base a +25 e le armi speciali a + 10. 

Per quanto concerne invece il Combat System, Elden Ring riprende molte delle meccaniche e delle caratteristiche dei suoi predecessori, introducendo però di tutta una serie di abilità che rendono gli scontri più articolati, più spettacolari e, cosa più importante, maggiormente aperti ad approcci differenti. 

Accanto alla presenza di una rinnovata gestione della postura dei nemici e del nostro personaggio, viene introdotta anche la possibilità di effettuare delle evocazioni e usare le cosiddette ceneri di guerra.  

 

Le Evocazioni ci permettono sostanzialmente di evocare degli Spiriti come compagni per avere un supporto in battaglia. Hanno diverse caratteristiche che possono essere sfruttate contro i nemici o essere invece banalmente utilizzate per distrarre l’avversario. Possono essere potenziate nel corso dell’avventura e, se ben sfruttate contro le debolezze degli avversari, rivelarsi persino in grado di ribaltare le sorti di uno scontro. Un strumento particolarmente utile che ci facilita la vita in battaglia, soprattutto se neofiti. 

Le ceneri di guerra, invece, non sono altro che delle abilità che possono essere aggiunte alle armi, presso un fabbro o presso i luoghi di grazia, per ottenere potenti mosse speciali. Oltre a all’aggiunta di una nuova abilità, le ceneri di guerra possono inoltre modificare la natura dell’arma, andando ad incidere sui valori del danno legati alle singole statistiche. Un’aggiunta assolutamente interessante che sostituisce il vecchio sistema dell’Infusione delle armi presente in Dark Souls, con un ventaglio di opzioni più completo e versatile.  

A tutto questo poi si aggiunge anche l’introduzione del salto attivo e della cavalcata.

Quest’ultima funzionalità, tra le novità decisamente più corpose del titolo, ci permette di spostarci agilmente e comodamente tra i territori dell’Interregno e di combattere a cavallo. Saltare in sella a Torrente resta una delle opzioni più comode quando si vuol esplorare una zona in maniera più sommaria, quando si vuole evitare rapidamente uno scontro oppure quando si vuol sfuggire al getto fiammante di un drago. Un’introduzione che funziona a meraviglia per quanto concerne i benefici dell’approccio all’esplorazione, ma meno per quanto riguarda quelli in battaglia. Combattere a cavallo, infatti, sarà spesso tutt’altro che piacevole data la presenza di un sistema piuttosto limitato ed impreciso che ci porterà a sferrare il più delle volte un’infinita serie di colpi a vuoto. 

Insomma, appare chiaro che l’intento di FromSoftware sia sempre stato quello di fornire al giocatore maggiore libertà di approccio per permettergli a tutti gli effetti di costruzione la propria avventura. Nei mesi antecedenti all’uscita del gioco, si è discusso tantissimo sulla possibilità che Elden Ring, data la discreta mole di strumenti messi a disposizione del giocatore, potesse in qualche modo essere più accessibile per i neofiti e per certi versi dunque anche più semplice. In realtà, non è affatto così. Se è pur vero che il gioco resta sicuramente tra i titoli più approcciabili da chi non è avvezzo al genere, per la sua rinnovata formula e la maggiore libertà fornita al giocatore, possiamo assicurarvi che il grado di sfida è esattamente paragonabile a quello di qualsiasi altro Souls se non ancor più proibitivo nella fase più avanzata del gioco. 

Ovviamente, non è nostro intento dilungarci molto su questo aspetto, ma possiamo dirvi che in Elden Ring non faticherete a trovarvi presto di fronte a dei momenti a dir poco memorabili per l’intensità e la brutalità di certi scontri che verranno ulteriormente arricchiti dalla presenza di alcuni Boss tra i più caratterizzati della serie. 

L’Open World secondo FromSoftware

Ma veniamo dunque alla sezione più importante e caratterizzante dell’esperienza: l’Interregno. È qui infatti che si trova il cuore pulsante dell’intera operazione creativa portata avanti da FromSoftware: nello sviluppo di un mondo di gioco che riesce a comunicare e a stimolare il giocatore continuamente attraverso la sua storia ed i suoi segreti. Abbiamo già parlato di quanto Elden Ring sia un titolo immenso a quasi spiazzante per la mole di contenuti riversati al suo interno tra innumerevoli attività secondarie, NPC, boss opzionali, aree nascoste, legacy dungeon e tanto altro ancora, ma non ci siamo ancora soffermati su un aspetto peculiare dell’avventura: l’approccio all’esplorazione. 

Creare un titolo che potesse restituire un senso di avventura e di libertà mai sperimentato in nessun altro souls è sempre stato l’obiettivo primario del team.

Elden Ring doveva incarnare l’immagine del souls definitivo e riuscire in qualche modo ad andare anche oltre questo stesso concetto. È chiaro che riuscire a trasportare la filosofia e le meccaniche proprie del genere in un contesto open world includeva una buona dose di rischi, tra cui in primis la possibilità di produrre un titolo con una scarsa incisività della caratterizzazione del mondo di gioco e dell’esperienza ludica. Il risultato finale, però, è qualcosa che è fortunatamente ben lontano da tutto questo: Elden Ring non solo  riesce a riproporre in chiave ristrutturata tutto quello che abbiamo amato delle precedenti produzioni, ma a reinterpretare alla perfezione la sua tradizionale formula adattandola in chiave Open world e riuscendo così a sfruttare in maniera certosina tutti i benefici dell’esplorazione a mondo aperto.   

Attraversare le lande dell’Interregno, senza una meta e illuminati solo dal lieve bagliore della grazia sopita, significa abbandonarsi a tutta una serie di sensazioni ed emozioni che sono davvero rare da provare in qualsiasi altro open world canonico e in qualsiasi altra avventura di stampo ruolistico. Sia chiaro i piccoli momenti di riempimento, la marcata autoreferenzialità e le sensazioni costanti di deja-vu non mancano, ma risultano marginali se confrontate con ciò che l’esplorazione dell’Interregno è in grado di restituire sia a livello di densità di contenuti che di qualità dell’esperienza. In Elden Ring ogni piccola conquista diventa una scoperta ed il giocatore come sempre secondo la filosofia di FromSoftware viene ricompensato per la sua dedizione alla sfida, per la sua curiosità e per la sua sete di avventura.  

Un gioco perfetto?

Se c’è un aspetto in cui Elden Ring non brilla particolarmente è senza dubbio quello tecnico. Del resto, la casa nipponica non è mai stata particolarmente incisiva da questo punto di vista e le stesse mancanze che avevamo riscontrato nelle precedenti produzioni tornano a farsi sentire anche in quest’ultima avventura. In modalità performance su Playstation 5, il frame non rimane quasi mai ancorato ai 60 fps, anzi in più di un’occasione abbiamo riscontrato dei consistenti cali di frame anche durante le fasi esplorative. Una sbavatura piuttosto marcata in termini di fluidità che rimane, ad oggi, solo in parte sistemata dal rilascio della patch del Day One.  

Accanto a ciò, si aggiungono anche gli onnipresenti fenomeni di pop-in e una telecamera non sempre precisissima che spesso e volentieri ci ha fatto penare non solo durante gli scontri più concitati, ma anche nell’esplorazione delle aree più ristrette come i corridoi delle grotte e gli anfratti del castello di Gran Tempesta. 

Se è pur vero però che Elden Ring non eccelle in termini progresso tecnologico, sul piano artistico mostra invece tutta la sua magnificenza. L’Interregno è un tripudio di panorami meravigliosi,  sontuose architetture, paludi spettrali e figure epiche. Un reame di sconfinata bellezza in cui si mescolano con una cura ed una maestria a dir poco impressionanti gli elementi iconografici tipici della letteratura dark fantasy, del ciclo bretone e del fantasy moderno di Tolkien. Che sia tra le luci soffuse di una vecchia libreria, all’ombra di un villaggio diroccato o tra le antiche mura di un fatiscente castello, l’avventura alla volta della scoperta dell’Interregno resterà sempre un ‘esperienza unica, ricca di fascino e di mistero e colma di momenti capaci di restare a lungo impressi nella memoria.  

Chiudiamo la nostra analisi parlando brevemente della componente multiplayer. Di base, Elden Ring sfrutta tutte quelle funzionalità online che abbiamo già avuto modo di apprezzare nella serie Souls senza grosse novità. Torna dunque la modalità cooperativa con la possibilità di farsi evocare o evocare un amico/un giocatore casuale per affrontare insieme una battaglia, accanto alla consueta modalità PvP per il multiplayer competitivo. Sia che si decida di invadere o di giocare in cooperativa, il numero massimo di giocatori in partita è sempre quattro con due regole di base che riguardano l’impossibilità di usare il cavallo e l’utilizzo massimo del 50% delle ampolle. Come da tradizione, permane infine anche l’affascinante multiplayer asincrono che ci permette di lasciare messaggi ed indizi sparsi per il mondo, dando modo ai giocatori di creare una fitta rete di interazioni che si basano sulla volontà comune di supportarsi ancora una volta di fronte all’ennesima sfida lanciata da From Software.  

95
Elden Ring
Recensione di Roberta Pagnotta

Colossale, appassionante e sorprendente, Elden ring è il punto più alto mai toccato da FromSoftware. Un nuovo modo di concepire il genere che segna l’inizio di una nuova e dirompente era per il team di Miyazaki. Impreziosito da un art direction illuminata e da un inedito approccio all’esplorazione che valorizza e intensifica il senso di scoperta e di libertà del giocatore, il titolo restituisce agli appassionati elementi e sensazioni familiari, riuscendo a sfruttare al meglio tutte le potenzialità del nuovo contesto open world. Al netto di qualche imprecisione piuttosto marcata sul fronte tecnico, Elden Ring è persino più maestoso, più ricco e più appagante di quanto avessimo potuto mai immaginare. Un’esperienza ludica, intensa e totalizzante, che non dimenticheremo per molto, molto tempo.

ME GUSTA
  • La perfetta evoluzione del genere
  • Artisticamente meraviglioso
  • Level Design illustre
  • Un mondo denso di contenuti, personaggi e segreti
  • Un Open World diverso e ricco di stimoli
FAIL
  • Qualche sbavatura di troppo sul fronte tecnico
  • Combattimenti a cavallo poco ottimizzati