A Roma è stata scoperta una ‘nuova’ Gioconda. Molto simile – ma non perfettamente identica – a quella esposta nel Louvre. E ora gli esperti sono divisi: secondo alcuni sarebbe proprio opera di Leonardo, mentre altre contestano l’ottimismo di questa tesi.
Quello che è certo è che questa copia della Gioconda è stata donata nel 1925 alla Galleria Nazionale d’Arta antica di Palazzo Barberini. Proviene dalla collezione Torlona ed è stata ritrovata solamente in anni recenti in un deposito di Montecitorio.
Il questore della Camera Francesco d’Uva la definisce «copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo». D’Uva ribadisce che la realizzazione della copia è stata realizzata «forse addirittura con la stessa collaborazione» di Leonardo. Ma quel forse va sottolineato venti volte.
Maria Forcellino, ricercatrice specializzata in arte del 500, sostiene che lo studio a raggi X del quadro mostri dei ‘pentimenti’ (ossia delle correzioni) che non avrebbero senso in una semplice copia, ma che al contrario sono simili a quelli che si trovano nella Gioconda di Leonardo originale. Inoltre, continua la Forcellino, elementi come le velature negli incarnati e nel paesaggio avrebbero una «trasparenza che echeggia in maniera puntuale la tecnica esecutiva di Leonardo operata nel dipinto del Louvre».
Di altra opinione Rossella Vodret, ex soprintendente di Roma, che schedando il dipinto nel 2005, prima che cadesse nell’oblio, lo aveva definito di «qualità non molto alta». Nel 2019, sempre a corredo dello stesso catalogo dove compariva anche il giudizio di Maria Forcellino, Alessandro Cosma aveva parlato di una copia fedele, ma simile a molte altre già note, e quindi con la presenza di molti dettagli «semplificati e irrigiditi». Altra cosa rispetto alla maestria della Monna Lisa originale.