Instagram fa male alle adolescenti? Facebook passa all’offensiva: “Il WSJ ha frainteso la nostra ricerca”

Facebook continua la sua controffensiva. “Il WSJ ha completamente frainteso i nostri dati”, ha detto il dirigente del social network Pratiti Raychoudhury, in riferimento ad una delle accuse più serie contenute nei cosiddetti ‘Facebook’s File‘, un’inchiesta a puntate del quotidiano che negli USA – e non solo – ha fatto molto discutere.

Il quotidiano ha ottenuto e pubblicato un dossier interno dell’azienda: una ricerca, condotta da un team di Facebook, sugli effetti di Instagram sulla psiche delle adolescenti. Secondo la stessa ricerca condotta da Facebook, Instagram provocherebbe seri problemi psicologici ad una adolescente su tre. La ricerca si sofferma sui problemi di percezione del proprio corpo, con il rischio di sviluppare sintomi depressivi o disturbi dell’alimentazione come l’anoressia. Sempre secondo il quotidiano, l’azienda avrebbe ignorato i risultati della sua stessa ricerca, evitando di intervenire, ad esempio modificando gli algoritmi o predisponendo strumenti di supporto psicologico per gli utenti più giovani e vulnerabili.

Facebook non intende più chiedere scusa. Per la prima volta l’azienda ha scelto di difendere la sua reputazione e la sua immagine contrattaccando.

Con un lungo articolo pubblicato sul blog di Facebook, Pratiti Raychoudhury ha contestato la ricostruzione del Wall Street Jorunal, accusando il quotidiano di aver completamente frainteso i risultati della ricerca da loro citata. In un certo senso, Raychoudhury ha anche ridimensionato l’importanza dello studio, sottolineando come sia stato svolto con la partecipazione di solamente 40 volontarie. Facebook vuole far passare il messaggio che si trattasse di uno studio che serviva all’azienda per individuare alcune criticità su cui intervenire, e non di un vero e proprio paper in grado di fornire una fotografia accurata sulla salute della community di Instagram.

Un altro argomento usato da Facebook è che lo studio riguardava 12 diversi possibili sintomi psicologici, e che il WSJ abbia scelto di pescare proprio l’unico campo dove – stando alle risposte dei partecipanti  – Instagram avrebbe avuto un impatto negativo, ossia la percezione del proprio corpo.

L’azienda non ha divulgato i dati a cui fa riferimento. Ad oggi l’intero contenuto della ricerca è ancora sconosciuto al pubblico e dobbiamo necessariamente limitarci a fare affidamento alle ricostruzioni del Wall Street Journal e a quelle parziali di Facebook.

 

 

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