La Regione Lazio è stata colpita da un grave attacco informatico. L’intrusione, che ha mandato in tilt anche il sistema di prenotazione dei vaccini contro il Covid-19, è avvenuta la scorsa notte. L’attacco – riportano i quotidiani italiani, tra cui Il Fatto Quotidiano – rischia di aver compromesso i dati del 70% dei residenti di Roma e Province limitrofe che si sono registrati dall’inizio della campagna di vaccinazione.

L’attacco ha colpito il Centro elaborazione dati (CED), ossia il sistema informatico che gestisce tutta l’infrastruttura informatica della Regione.

Le forze dell’ordine, e in particolare il Centro nazionale anticrimine informatico, stanno indagando sull’accaduto, mentre i tecnici lavorano ad un ripristino dei servizi. I primi accertamenti, scrive Il Fatto, puntano ad attaccante estero, anche se non conosciamo con precisione il Paese d’origine.

Gli hacker avrebbero messo le mani sulle storie cliniche complete di milioni di residenti della regione Lazio.

L’attacco sarebbe stato condotto prendendo il controllo della postazione di un dipendente degli uffici della Regione. Non conosciamo le ragioni dell’attacco, ma secondo le autorità l’obiettivo primario è stato quello di sabotare l’intero sistema, paralizzando i servizi della regione.

Si tratta di un attacco ransomware, come quelli che hanno messo in ginocchio diversi enti, intere città e grandi aziende degli Stati Uniti d’America. Gli hacker non si sono limitati a bloccare i sistemi, ma chiedono un riscatto in Bitcoin per ripristinare il servizio e non pubblicare i dati compromessi. Non è stata divulgata l’entità della cifra richiesta per ripristinare il corretto funzionamento dei sistemi informatici della regione. Ora il timore più grande è che gli hacker possano andare a bussare anche alle porte delle altre regioni, paralizzando gli sforzi della campagna di vaccinazione del nostro Paese.

Altri timori riguardano i vip illustri contenuti in quella lista di pazienti i cui dati sono stati compromessi. Quasi sicuramente i sistemi della regione contenevano anche la storia clinica del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del premier Mario Draghi, così come quella di innumerevoli politici, tra ministri e parlamentari. Ma non solo: anche quella di imprenditori, giornalisti, appartenenti alle forze armate e ai servizi segreti.