Un tribunale federale ha bocciato la controversa legge della Florida sui social network. Il testo impediva alle piattaforme tech di bannare i politici in corsa per un’elezione e mirava a garantire la pluralità durante le campagne elettorali. Una specie di immunità temporanea, che valeva anche per i media.
Curiosamente la legge esentava specificatamente la Disney, che con i suoi parchi di divertimento rappresenta un’importante fonte d’introiti per le casse del paese (e proprio per questo, dispone di un enorme potere di lobby).
Il giudice Robert Hinkle ha bloccato preventivamente l’applicazione della norma, in attesa di un più serio e approfondito scrutinio, dove ovviamente gli avvocati dello Stato avranno la possibilità di dimostrare che la norma non è incostituzionale. Il tribunale, apprendiamo da Reuters, ha evidenziato il rischio che la norma violi il primo emendamento della costituzione. Paradossalmente, una norma che impedisce ai social network di censurare i politici in corsa per le elezioni non è ammissibile proprio per quella parte della costituzione americana che sancisce la libertà d’espressione. Paradosso solo apparente, ovviamente: la libertà d’espressione offre anche un diritto negativo, ossia la libertà di non ospitare nei propri spazi discorsi di cui non si condivide il tono o il contenuto. E questo vale anche per i social network.
La norma era stata immediatamente contestata e impugnata giuridicamente dalle più importanti lobby del settore tech: NetChoice e la Computer & Communications Industry Association. Ne fanno parte Facebook, Twitter e Google.