Ransomware, anche JBS ha infine pagato un riscatto

Come per l’oleodotto Colonial Pipeline, anche il distributore di carni JBS ha infine ceduto alle pressioni dell’attacco ransomware di cui era vittima e ha versato agli hacker un “contributo” da 11 milioni di dollari in una valuta non meglio definita (anche se si sospetta che la transazione sia stata eseguita attraverso una qualche criptovaluta).

Il pratica, il caso della brasiliana JBS ha ricalcato in tutto e per tutto quanto visto recentemente con l’attacco subito dalla rete petrolifera: l’azienda ha subito un’infiltrazione all’interno dei sistemi di gestione da parte di personaggi russi, ha sospeso il servizio in via cautelativa, ha rassicurato il mondo che la ripartenza sarebbe stata agevolata da archivi dati mirabilmente aggiornati e poi, un po’ sottobanco, ha provveduto a retribuire i cybercriminali.

Senza tirare in ballo moralismi semplicistici, queste grandi multinazionali colpite da ransomware si trovano sempre in situazioni estremamente complesse: anche solo un giorno di servizi interrotti corrisponde ad un salasso finanziario degno allarme, senza contare che una sospensione prolungata della loro attività si tradurrebbe automaticamente in carenze di materie prime, aumenti dei prezzi e isteria generale.

Un effetto domino dove il “too big to fall” si fa sentire come non mai e che porta i dirigenti, ma anche i Governi, a considerare seriamente le loro possibilità di manovra. “Si è trattata di una decisione molto difficile da prendere, sia per la nostra azienda che per me, personalmente”, ha lamentato Andre Nogueira, CEO di JBS USA. “A ogni modo pensiamo che questa fosse la decisione da prendere per prevenire ogni potenziale rischio per i nostri consumatori”.

Nel tentativo di giustificare la situazione, JBS ha sottolineato come il suo sistema IT sia stato foraggiato con 200 milioni di dollari annui, un investimento che, tragicamente, non è stato in grado di tenere a bada le mire degli hacker.

Viste le emergenze sempre più frequenti, la Casa Bianca ha deciso di costituire una task force la cui priorità sarà proprio quella di combattere i ransomware, inoltre l’Amministrazione Biden starebbe anche valutando di rendere illegali i pagamenti dei riscatti digitali, in modo da assicurarsi che i criminali non possano averla vinta troppo facilmente.

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