Cyberspionaggio: Intelligence USA e danese avrebbero collaborato per tenere d’occhio i leader d’Europa

nascondere e spiare

L’emittente pubblica danese DR ha sollevato il coperchio di un vaso di pandora che Stati Uniti e Europa avrebbero probabilmente preferito rimanesse lontano dagli occhi del pubblico: stando alle rivelazioni del canale televisivo, la National Security Agency (NSA) statunitense e la Danish Defence Intelligence Service (FE) si sarebbero accordate per permettere agli USA di dedicarsi allo spionaggio e al cyberspionaggio dei leader UE.

La collaborazione riguarderebbe perlomeno il periodo che spazia tra il 2012 e il 2014, come sosterrebbe nel dettaglio un rapporto segreto interno alla FE noto come “Operation Dunhammer”, presentato – sostiene il canale TV – agli occhi della direzione dell’Intelligence danese già nel maggio 2015. Rapporto che peraltro non farebbe nient’altro che riconfermare quanto aveva già reso pubblico Edward Snowden.

L’Europa intera è comunque saltata sulla sedia, sentendo la necessità di sottolineare quanto il cyberspionaggio non sia accettabile tra alleati, poiché va immancabilmente a intaccare il rapporto di reciproca fiducia. Una fiducia che in effetti è difficile da giustificare, se gli “alleati” atlantici intercettano sms, chiamate telefoniche, traffico Internet, ricerche internettiane, chat e servizi di messaggistica dei tuoi politici chiave.

Una volta superato il velo delle ovvie e opportune rimostranze, tuttavia, si evince che l’Unione Europea non abbia alcuna intenzione di reagire, né tantomeno di sottolineare agli Stati Uniti quanto sia ipocrita muovere accuse di spionaggio a qualsiasi Paese avversario, se nel frattempo ci si intrufola metaforicamente nella casa dei propri amici.

“Tra alleati, anche se non siamo in un mondo di ingenui, ci deve essere fiducia” commenta il sottosegretario francese agli Affari Europei, Clément Beaune; “le questioni di intelligence sono di competenza nazionale e sta alle autorità del Paese sorvegliare i loro 007”, ha invece riportato un portavoce dell’Unione Europea.

In generale, insomma, sembra che vi sia più un’ombra di imbarazzo nel veder denunciato in maniera tanto eclatante che lo spionaggio internazionale sia una delle basi della diplomazia, piuttosto che un effettivo moto di scandalo rabbioso nel vedersi pugnalati brutalmente alle spalle.

 

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