Facebook non contrasterà più la teoria del Covid fabbricato in laboratorio

Il Covid-19 generato in laboratorio? Se non una totale bufala, quantomeno una tesi estremamente spudorata e smentita dalla stragrande maggioranza degli elementi a nostra disposizione in questo momento. Eppure Facebook ha scelto di non contrastare più la diffusione di questa teoria.

Il motivo? Il Governo degli Stati Uniti d’America, sotto la guida del Presidente Joe Biden, ha scelto di non trascurare nessuna ipotesi, dando all’intelligence il compito di studiare approfonditamente ogni pista che possa portare al laboratorio di Wuhan — non solo la tesi del virus prodotto in laboratorio, ma anche quella di un virus naturale, ma isolato dai ricercatori cinesi e sfuggito per una svista. Una tesi, quest’ultima, tutta da dimostrare, ma comunque plausibile.

È stata riportata in auge da parte dei media americani, come il Wall Street Journal, il volto più istituzionale e meno populista della galassia di prodotti editoriali di Rupert Murdoch. Il WSJ, con tutti i se e i ma del caso, da diversi giorni sta dando largo spazio a questa ipotesi. Lunedì ha pubblicato un report su alcune sinistre coincidenze verificatesi pochi mesi prima dello scoppio della pandemia, ossia il fatto che diversi scienziati operativi nel laboratorio si sarebbero sentiti male, manifestando sintomi almeno in parte compatibili con quelli associati al Covid-19 (ma anche alle normali influenze stagionali).

Così, se la stampa mainstream e lo stesso Governo hanno scelto di non escludere nulla, Facebook ha deciso di adeguarsi. Sarebbe paradossale e sciocco punire gli utenti per la diffusione di una teoria che viene in primo luogo avvalorata da alcune realtà istituzionali. Facebook, parlandone con il magazine Politico, ha spiegato di aver scelto di rimuovere la teoria del laboratorio di Wuhan dalla sua lista nera dopo “un’attenta consultazione con gli esperti di salute pubblica”.

Facebook nel corso degli ultimi mesi ha più volte inasprito le sue politiche di tolleranza zero nei confronti della disinformazione, ad esempio bloccando – in via straordinaria – la possibilità di creare inserzioni a pagamento per propagandare tesi NoVax. Recentemente Facebook ha annunciato di aver rimosso oltre 18 milioni di contenuti falsi o fuorvianti legati alla pandemia, mentre, sempre in questi giorni, un report ha denunciato una situazione ancora infelice, con diversi gruppi NoVax ancora attivi.

 

 

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