Amazon, riconoscimento facciale: mai alla polizia, impegno rinnovato

Amazon ha esteso la durata della ‘moratoria’ che si era auto-imposta: il colosso non fornirà le sue tecnologie di riconoscimento facciale alle forze dell’ordine. L’impegno di Amazon doveva giungere al termine a giugno, poi l’azienda si era impegnata a decidere cosa farne del suo software Rekognition.

L’impegno a non fornire la tecnologia alle autorità è a tempo indeterminato e durerà “fino a prossime notizie”. La scelta di congelare ogni collaborazione con i corpi di polizia era stata presa a giugno del 2020, dopo una forte campagna di mobilitazione promossa da una parte dei dipendenti di Amazon.

I dipendenti, e non solo, puntavano il dito contro i bias razziali di Rekognition: troppi errori quando doveva riconoscere gli appartenenti alle minoranze, specie gli afroamericani. I problemi di queste tecnologie, ad ogni modo, si estendono oltre i confini delle questioni razziali. Ad oggi si sono dimostrate estremamente inaffidabili anche con le persone di etnia caucasica, oltre al fatto che si pone l’importante tema della loro compatibilità con le norme di uno Stato di diritto e con i diritti umani, a partire da quello alla privacy.

Altre aziende hanno seguito l’esempio di Amazon: Microsoft ha scelto di non vendere le sue tecnologie di riconoscimento facciale alle forze dell’ordine, mentre IBM ha preso una decisione ancora più drastica, interrompendo qualsiasi lavoro di ricerca e sviluppo sulle tecnologie basate sui dati biometrici.

Amazon, ad ogni modo, potrebbe sospendere la moratoria una volta che il Congresso degli USA porrà leggi chiare sull’uso del riconoscimento facciale.

Negli Stati Uniti d’America le forze dell’ordine di diversi Stati hanno già iniziato ad utilizzare il riconoscimento facciale. Ad oggi non esiste ancora una legge federale che regoli l’uso di queste tecnologie nel rispetto della Costituzione e dei diritti dei consociati.

La raccolta e il monitoraggio dei dati biometrici degli utenti è un tema che desta grosse preoccupazioni anche in Europa, dove è nata una campagna che chiede alla Commissione di vietare il riconoscimento facciale negli spazi aperti al pubblico. Se ne parla anche in Italia, dove una parte della politica – in barba ai moniti del Garante – vorrebbe autorizzare le forze dell’ordine ad usare Sari Real Time, un software di riconoscimento facciale in grado, come suggerisce il nome, di identificare le persone in tempo reale.

 

 

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