Riconoscimento facciale, il Garante boccia Sari Real Time: “crea regime di sorveglianza universale”

riconoscimento facciale

Il Garante per la Privacy si è espresso negativamente – come aveva già fatto il predecessore Antonello Soro – sulla tecnologia Sari Real Time. In particolare, l’autorità rileva come il sistema di riconoscimento facciale in tempo reale studiato dalla polizia rischi di compromettere la privacy di persone che hanno l’unica colpa di trovarsi ad un evento pubblico – come una manifestazione sportiva – e che non sono d’interesse delle forze dell’ordine e delle operazioni d’indagine.

Ma facciamo un passo indietro. Dal 2018 le forze dell’ordine italiane utilizzano un software di riconoscimento facciale chiamato Sari. La versione attualmente in uso impone che le autorità richiedano, manualmente, l’identificazione di un soggetto caricando una sua foto recente e sfruttando una banca dati chiamata watch-list. Come intuibile, quest’ultima include soggetti già finiti sotto l’attenzione delle forze dell’ordine, mentre non include – almeno in teoria – persone incensurate.

«Si determinerebbe un passaggio dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale»

Sari Real Time funziona in modo diverso ed è in grado di riconoscere in tempo reale un volto, grazie all’infrastruttura di telecamere smart distribuite sul territorio nazionale. Si tratta di un’applicazione più simile a quella in uso da diverse forze dell’ordine americane e britanniche — e già oggetto di diverse polemiche e accuse di violazioni dei diritti umani.

Di Sari e dell’ipotesi che venga introdotto anche in Italia un sistema di riconoscimento facciale in tempo reale ne avevamo parlato l’anno scorso in questo articolo:

Reconocimiento facial

Il Garante contro Sari Real Time

Così si espresso in questi giorni il Garante:

Il Garante, in linea con quanto stabilito dal Consiglio d’Europa, ritiene di estrema delicatezza l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento facciale per finalità di prevenzione e repressione dei reati. Va considerato, in particolare che Sari Real Time realizzerebbe un trattamento automatizzato su larga scala che può riguardare anche persone presenti a manifestazioni politiche e sociali, che non sono oggetto di “attenzione” da parte delle forze di Polizia. Ed anche se nella valutazione di impatto presentata il Ministero spiega che le immagini verrebbero immediatamente cancellate, l’identificazione di una persona sarebbe realizzata attraverso il trattamento dei dati biometrici di tutti coloro che sono presenti nello spazio monitorato.

E ancora:

Si determinerebbe così una evoluzione della natura stessa dell’attività di sorveglianza, che segnerebbe un passaggio dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale.

È proprio a causa della loro forte interferenza con la vita privata delle persone che la normativa in materia di privacy stabilisce rigorose cautele per i trattamenti di dati biometrici e per particolari categorie di dati (ad esempio, quelli idonei a rivelare opinioni politiche, sindacali, religiose, orientamenti sessuali), i quali devono trovare giustificazione in una adeguata base normativa. Base normativa che non è stata rinvenuta nella documentazione fornita dal Ministero dell’interno.

 

 

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