I risultati di uno studio su un meteorite ferroso hanno portato alla conclusione che mentre la Terra si stava formando insieme a tutto il sistema solare 4,5 miliardi di anni fa ha intrappolato particelle di gas nobili provenienti dai venti solari provenienti dal nostro Sole.
Si ritiene che che i meteoriti di ferro abbiano una composizione e formazione analoghi a quella del nucleo dei pianeti.
Gli scienziati hanno trovato un eccesso di gas nobili con rapporti isotopici coerenti con il vento solare all’interno all’interno del meteorite ferroso, Washington County rinvenuto nel 1927, e ciò suggerisce che abbondanze simili avrebbero potuto esserci nel nucleo della Terra.
Questo tipo di meteoriti sono molto rari perché tra tutti quelli che precipitano sulla Terra solo il 5% è fatto costituito da ferro e questo in particolare è molto speciale.
Gli scienziati hanno scoperto per la prima volta solo negli anni ’60 che potesse contenere isotopi insoliti dei gas nobili elio e neon e da allora i ricercatori non hanno smesso di indagare.
Negli anni ’80 gli astronomi hanno scoperto che i rapporti erano più coerenti con i rapporti isotopici del vento solare.
Ipotesi ora confermata dal team dell’Università di Heidelberg in Germania che con la spettrometria di massa ha indicato come la presenza di questa isotopi sia stata portata dai venti solari piuttosto che generati dalle interazioni con i raggi cosmici galattici a cui poteva essere stato sottoposto il meteorite.
Ribaltando queste conclusioni sul nucleo terrestre il team ha concluso che era possibile che particelle di vento solare simili fossero state catturate dal nucleo in formazione della Terra e disciolte nel metallo liquido.
Questo poi è confermato anche da osservazioni reali, infatti rocce ignee provenienti dalle profondità terrestri contengono questi isotopi.
È un fatto molto importante perché se così fosse significa che quelle particelle potrebbero fuoriuscire dal nucleo e quindi potremmo aver bisogno di considerare queste perdite nella ricerca e nei modelli futuri.
La ricerca è stata pubblicata su Communications Earth and Environment.
Può interessarti anche: