Incredibile, ma vero, ci sono luoghi al mondo in cui la situazione ambientale è talmente critica che il petrolio piove sulla testa delle persone, rovinando coltivazioni e rendendo inutilizzabili le cisterne d’acqua. Questo scenario apocalittico si è verificato a St. Croix, isolotto statunitense appartenente alle Isole Vergini. O meglio: si è “riverificato”, poiché una situazione analoga si era già verificata ad aprile.

Dopo quella specifica situazione emergenziale si sperava che l’allarme fosse rientrato, ma a quanto pare la raffineria locale, la Limetree Bay, non ha in alcun modo rivisto il suo modus operandi e tira dritto per la sua strada. Lo stabilimento ha riaperto i battenti a febbraio e da allora tre scuole hanno dovuto chiudere a causa dei fumi tossici, per non parlare di alcuni eccessi di acido solfidrico nell’aria che hanno causato emicranie a tutto il vicinato.

In tutti i casi, simili incidenti sarebbero imputabili a valvole guaste e danni omologhi, danni che potrebbero essersi verificati a causa del periodo di inattività coincidente con le quarantene pandemiche, ma che non hanno impedito alla ditta di riprendere la produzione nel giro di pochi giorni, senza provvedere mai a effettuare un check-up profondo e onnicomprensivo.

L’ultimo incidente, accompagnato da una fiammata che è eruttata dalla ciminiera della raffineria, ha reso non potabili le acque locali e alla Limetree Bay non è restato che cercare di tamponare il danno garantendo la distribuzione di scorte d’acqua a tutte le comunità colpite dall’incidente.

Come spesso capita, lo stabilimento vive di una gestione tossica e distruttiva dell’ambiente che però viene “riscattata” attraverso generose offerte di lavoro che rimpolpano le casse locali. Nonostante questo, gli isolani iniziano a pensare che la situazione sia fuggita di mano, facendo coincidere l’inizio della fine nel momento in cui l’Amministrazione Trump aveva dato un via libera coatto per riattivare l’economia statunitense, disinteressandosi delle norme ecologiche che salvaguardano l’ecosistema e i cittadini.

Da allora, su St. Croix piove occasionalmente petrolio, eppure, ironia del destino, simili abusi non devono neppure aver fatto troppo bene all’azienda: la produzione rappresenta un quinto delle stime a cui miravano i proprietari e tre dei dirigenti a capo dell’impresa hanno mollato la loro posizione per cercare fortuna altrove.

 

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