La ricerca portata avanti dalla Alliance of Democracies Foundation, organizzazione no profit danese fondata dall’ex segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, ha portato risultati sorprendenti: gli USA sono percepiti dal resto del mondo come una minaccia per la democrazia globale.

La nazione a stelle e strisce, la storica paladina del liberalismo, si sarebbe accattivata le antipatie della maggior parte delle 50.000 persone intervistate in 53 nazioni diverse. Il 44 per cento, per essere precisi, teme che gli Stati Uniti rappresentino una minaccia per il proprio Paese.

In contrasto, i timori nei confronti della Cina si fermano al 38 per cento, mentre la Russia raggiunge a malapena il 28 per cento. Spezzando una lancia in favore degli USA si può perlomeno notare che la raccolta dei dati sia riferita al periodo di febbraio-aprile 2020 e che, quindi, il grado di minaccia potesse essere perlopiù legato alla figura di Donald Trump. Forse.

Arabia Saudita ed Egitto esclusi, tutti i Paesi sembrerebbero ritenere che le ineguaglianze siano una minaccia alla democrazia ben più gravosa delle limitazioni alle libertà di parola. Un dato importante e parzialmente inquietante, che dimostra una potenziale vulnerabilità a narrative dittatoriali.

Il 48 per cento è intimorito dallo strapotere delle Big Tech, con picchi che raggiungono il 62 per cento tra i soli statunitensi. In tutto questo, il 71 per cento dei cinesi sono soddisfatti della quantità di democrazia che gli è concessa dal proprio governo.

 

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