Sony sta creando una IA che giocherà alla PlayStation al nostro posto

Sony vuole sostituire i videogiocatori PlayStation con delle IA che siano in grado di simularli e prenderne il posto. A dichiararlo con forza è un brevetto appena registrato dall’azienda nipponica, un brevetto che sembra dare vita a una visione tech de L’Invasione degli ultracorpi, ma che, contrariamente al lungometraggio sci-fi, potrebbe rivelare risvolti interessanti e piacevoli.

L’idea di base è che un sistema di machine learning osservi da vicino lo stile di gioco di ogni singolo utente, comprendendone le peculiarità, le strategie e gli atteggiamenti. L’intelligenza artificiale sarebbe inizialmente rudimentale, meccanica, quindi incomincerebbe progressivamente a raffinarsi fino a divenire, teoricamente, una perfetta controfigura della sua controparte umana.

La IA pensata da Sony viene proposta come forma di sostituzione e assistenza per quei giocatori che, magari, non hanno il tempo o le energie per continuare a esercitare certi compiti logoranti, soprattutto in quest’epoca in cui gli adulti in età lavorativa dedicano più attenzioni ai videogame di quanto non facciano gli adolescenti. Chi ha più il tempo di schivare 200 fulmini all’interno del suo JRPG preferito, insomma?

I titoli che faranno uso di questa – per ora ipotetica – opzione, si assicureranno di creare checkpoint dedicati, così che gli utenti possano poi riesplorare personalmente gli attimi di gioco sperimentati attraverso il sistema automatizzato, cosa che potrebbe essere utile a sbloccare certi achievement.

In senso assoluto, l’idea avanzata dall’azienda tech potrebbe anche assistere chi ha esigenze particolari di accessibilità a superare degli scogli altrimenti insormontabili o, più interessante ancora, il sistema di machine learning potrebbe essere adoperato sul lungo periodo per raffinare le meccaniche di comportamento dei NPC videoludici.

Sistemi adattivi come quelli di Shadow of Mordor o Metal Gear Solid V sono certamente intriganti, ma la possibilità di giocare contro o al fianco di bot che si comportano come esseri umani finirebbe con l’aprire un oceano di nuove possibilità.

 

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