La Cyberspace Administration of China (CAC), l’organo regolatore della Rete in Cina, ha annunciato che dal 25 maggio entreranno in effetto nuove regole che andranno a rivisitare come le aziende dovranno gestire il live-streaming e gli e-commerce.
Nonostante in questi casi ci si aspetti sempre il peggio, il giro di vite in questione non mira tanto a tranciare la libertà di parola di coloro che contestano l’establishment, piuttosto mira a porre un freno all’atteggiamento da “televendita” che ha inondato la Rete durante questo periodo pandemico.
Stando a quanto riportato dal South China Morning Post, “influencer” dall’intera Cina starebbero usando il live-streaming per proporre ogni genere di vendita, fomentando un mercato altamente competitivo che non sempre si dimostra pronto ad adeguarsi alle leggi del governo.
Le nuove norme chiedono dunque ai provider di compilare una lista che vada a catalogare tutti i prodotti e servizi illegali piazzati durante le dirette: merci fasulle, schemi piramidali e servizi che operano appoggiandosi su gioco d’azzardo o frodi. Le piattaforme saranno obbligate ad assumere moderatori e saranno considerate responsabili di ogni mancanza.
Un compito titanico, certo, che tuttavia verrà parzialmente semplificato dal fatto che gli streamer dovranno fornire al portale di fiducia le proprie generalità, con annesso numero di previdenza sociale, cosa che dovrebbe arginare la creazione di profili fraudolenti ed evitare che i minori si creino account mentendo sui propri dati anagrafici.
Stando a quanto riportato dalla testata cinese, questo genere di interventi andrà a toccare solamente il live-streaming interconnesso con le attività di e-commerce e non dovrebbe toccare le piattaforme di intrattenimento o divulgazione. Spesso ci si dimentica, infatti, che le Big Tech di vendita cinesi hanno sviluppato siti e applicazioni che hanno saputo fondere il commercio alle attività social, creando un ambiente di interazione dalle tinte sfumate.
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