Esattamente come i quattro cerchi concentrici dello scudo di Captain America, la serie creata da Malcolm Spellman si è chiusa in modo circolare e una conferma. Con WandaVision già l’avevamo intuito, ma ora, nello scrivere la recensione dell’episodio finale di The Falcon and The Winter Soldier, abbiamo una seconda prova: i film del Marvel Cinematic Universe si potranno guardare anche senza aver visto le serie prodotte dai Marvel Studios e disponibili da Disney Plus. Ma se decideste di farlo vi perdereste una parte bellissima del viaggio.
Proprio come i nove episodi dedicati a Wanda e Visione, i sei di The Falcon and The Winter Soldier ci hanno fatto entrare nella mente e nel cuore dei protagonisti: li abbiamo conosciuti meglio, capiti, forse in più di un’occasione ci siamo anche rivisti in loro. Alla fine di Avengers: Endgame Sam (Anthony Mackie) era l’uomo a cui Steve Rogers (Chris Evans) ha consegnato lo scudo. Quando riapparirà in un lungometraggio lo avrà di nuovo con sé, ma se non avrete visto queste quasi sei ore di avventure tra continenti, lingue e personaggi diversi, non potrete comprendere davvero cioè che significa, e che peso abbia, imbracciarlo.
Malcolm Spellman e la regista Kari Skogland ci hanno regalato il prodotto più politico mai realizzato fino a ora dai Marvel Studios ed è stata una corsa emozionante: non tanto per le scene d’azione (splendide), non soltanto per la critica a una classe dirigente che ha dimenticato molti dei suoi cittadini, ma in primo luogo perché ha ribaltato completamente il concetto di eroe. Eroe è soltanto chi sa cosa vuol dire la sconfitta, chi è disposto a rischiare anche la vita per puro senso di giustizia e altruismo, chi è pronto a non cedere al potere, chi non calpesta la propria storia e sa ascoltare i suoi antagonisti.
Black Falcon: no, that’s Captain America!
L’episodio finale di The Falcon and The Winter Soldier parte immergendosi nel buio, illuminato soltanto dal rosso e dal blu. Avevamo lasciato i personaggi a New York, decisi a sventare l’attacco terroristico di Karli (Erin Kellyman) e dei suoi Flag-Smasher. Con lei si scontrano tutti i nostri protagonisti: prima Bucky (Sebastian Stan), che cerca di far leva sul senso di colpa per fermarla. Niente. Poi, a sorpresa, John Walker (Wyatt Russell): anche se non ha più lo scudo è pronto a combattere per vendicare il suo amico. Eccolo là il motivo per cui non può essere il simbolo della bandiera a stelle strisce: i suoi intenti sono sempre egoisti. Infine arrivano anche Sharon Carter (Emily VanCamp) e Sam: tra loro c’è qualcuno che sembra decisamente passato al lato oscuro.
Non è importante chi abbia ragione e chi torto, o quali siano le motivazioni di ognuno: il grande salto che vogliamo sottolineare in questa recensione dell’episodio finale di The Falcon and The Winter Soldier è la presa di coscienza che non c’è un vero antagonista. Karli non è un villain: è un disagio, una richiesta di aiuto, il sintomo di un’infezione più radicata e profonda. I Flag-Smasher incarnano tutto ciò di mostruoso creato da una leadership sbagliata. Falcon, che si è interrogato a lungo sull “essere degno” o no, lo ha capito: ecco perché il suo momento più importante arriva non con l’azione, ma con le parole. Ecco perché Sam non solo è degno, non solo è Falcon: è il Captain America di cui abbiamo bisogno. Steve Rogers non si sbagliava.
“We can do better”
Lo diceva Nanni Moretti e aveva ragione: le parole sono importanti. Nonostante in questo episodio Sam sfoggi finalmente il suo nuovo costume (fornito dal Wakanda per intercessione di Bucky) e sia finalmente protagonista di alcune scene d’azione splendide (anche se c’è qualche problema in alcuni passaggi in notturna) che ci fanno urlare “sì, quello è il mio Captain America!”, i momenti migliori sono affidati ai dialoghi.
Sam, davanti alle telecamere di tutto il mondo, si rivolge a politici, dirigenti, a tutti coloro che esercitano il potere: possiamo fare di meglio.
Per prima cosa bisogna smettere di chiamare terroristi tutti coloro che non sono d’accordo con noi: le persone come Karli cambiano bandiera, colori e ideologia, ma sono tutte figlie di uno squilibrio. Economico, di potere, sociale: lo stesso Sam prova tutti i giorni su se stesso il peso del pregiudizio, dell’essere giudicato e soppesato per il colore della propria pelle, molto prima che per le sue azioni. Il sistema che favorisce alcuni a sfavore di altri non può funzionare a lungo. Questo Captain America è davvero rivoluzionario, perché, al contrario di un John Walker, che non ammette repliche, che è sempre sicuro di essere nel giusto, spinge tutti a mettersi sempre in discussione: eroi per primi. Sam ci incita ad abbandonare la logica del “non tutti gli uomini” per spingerci invece sulla via del “possiamo fare di meglio”. Lo sguardo commosso e il sorriso di Bucky quando lo sente parlare è quello di tutti noi.
Vecchi amici e nuovi nemici
Siamo sicuri che rivedremo molto presto tutti i nuovi personaggi introdotti in The Falcon and The Winter Soldier, magari in una seconda stagione, ancora meglio in un film. Su tutti John Walker: ha una nuova divisa, un nuovo nome, ma un ruolo non così certo. Il suo destino sembra legato a quello della Contessa Valentina (la strepitosa Julia Louis-Dreyfus), introdotta nel precedente episodio e che rivedremo in Black Widow. Quale sarà la sua condotta è però nebuloso: in questa puntata lo abbiamo visto più volte combattuto tra il fare la cosa giusta e cedere ai suoi istinti più violenti. Una cosa è sicura: il suo personaggio è forse quello più interessante e costruito bene di tutta la serie. In soli sei episodi è riuscito a farci provare ogni tipo di emozione: curiosità, ostilità, odio, repulsione, orrore, compassione. Siamo molto curiosi di sapere quale altra corda ci toccherà la prossima volta.
Sharon Carter è sempre più sfumata, mentre non c’è che una parola da spendere nei confronti di Isaiah Bradley (Carl Lumbly): commozione. Il suo rapporto con Sam è stato cruciale e qui arriva nel nostro ventre più morbido ed emotivo. Questo Cap è il Cap di cui avevamo bisogno anche perché restituisce un pezzo di storia importante. Anche se non ha la pelle bianca, gli occhi chiari e i capelli biondi, Isaiah e tutti i suoi antenati hanno costruito l’America letteralmente col proprio sangue. E nessuno può impedir loro di combattere per quella bandiera che spesso li ha dimenticati ma che appartiene anche a loro.
Chiudere il cerchio, dicevamo: mentre c’è chi ride a distanza perché continua a tessere i fili che governano il proprio disegno, non possiamo che sorridere insieme a Sam e Bucky quando, felici, ormai fratelli, condividono un pranzo insieme a chi vogliono bene guardano pieni di fiducia il futuro. Questi sono gli eroi che sentiamo più vicini: non divinità distanti, ma esseri umani come noi. Non vediamo l’ora di poter tornare a guardare l’orizzonte insieme a loro.
Proprio come Sam e Bucky, siamo partiti orfani e ci siamo ritrovati fratelli.
The Falcon and The Winter Soldier è disponibile su Disney Plus
Come scritto nella recensione dell’episodio finale di The Falcon and The Winter Soldier, la serie creata da Malcolm Spellman e diretta da Kari Skogland ci ha fatto conoscere meglio Sam e Bucky, fatto capire il vero peso e significato dello scudo e dato la luce a un nuovo e affascinante personaggio, John Walker, che non vediamo l’ora di incontrare di nuovo. Steve Rogers aveva ragione: lo scudo di Cap è in buone mani.
- Il costume di Sam è spettacolare.
- Il monologo di Sam è da brividi.
- La scena con Isahia Bradley è da lacrime.
- La nuova identità di John Walker ci incuriosisce moltissimo.
- Alcuni passaggi delle scene d’azione notturne non sono chiarissimi.
- Il personaggio di Karli si poteva sfruttare meglio.