Acer, importante brand di elettronica di fama mondiale, è finito nel mirino degli hacker. L’azienda ha subito un violento attacco ransomware. I criminali del team REvil hanno cifrato e messo sotto sequestro tutti i dati dell’azienda, come solamente poche settimane fa era capitato a CD Projekt Red. Ora si passa alla fase dell’estorsione: «se li rivolete, pagateci 50 milioni di dollari in criptovalute».
La stampa specializzata parla già di uno dei più gravi attacchi ransomware nella storia della sicurezza informatica. Di sicuro si tratta di una delle cifre più grandi mai richieste per un ransomware.
Ora l’azienda si trova davanti ad un importante bivio: pagare nella speranza di riavere indietro il mal tolto ed evitare un leak di massa o ignorare la richiesta degli hacker riponendo fiducia nel lavoro delle autorità e nei backup d’emergenza. Vale la pena di sottolineare che attacchi di questo tipo in genere non si limitano al sequestro dei dati. Davanti al rifiuto di pagare il riscatto, i criminali non si fanno scrupoli a divulgare al pubblico il contenuto dei documenti rubati. Documenti che possono essere di natura estremamente sensibile: dai report finanziari interni, alle email del reparto HR, passando per brevetti e altre informazioni protette dal segreto industriale.
Acer non ha ancora annunciato al pubblico cosa intende fare, limitandosi a comunicare il problema e spiegare che c’è un indagine in corso. «Abbiamo segnalato alcune situazioni anomale alle forze dell’ordine competenti nei Paesi interessati», ha spiegato un portavoce dell’azienda.
- Acer reportedly hit with $50 million ransomware demand (theverge.com)