Fermi tutti: Parler fa nuovamente causa ad Amazon
Niente, come non detto: poche ore fa Parler aveva rinunciato alla causa contro Amazon, ma ne ha già intentata un’altra nuova di zecca.
Il social ultraConservatore più noto degli Stati Uniti è tornato immediatamente alla carica. Solamente poche ore fa aveva lasciato cadere la causa federale intentata contro la Big Tech, ma solo per avere il tempo di riproporne una a livello statale.
La strategia di Parler non è stata quindi quella di guadagnare tempo per rispondere a tono alle posizioni di Amazon, piuttosto ha variato la tipologia di accuse e le dinamiche burocratiche di giudizio.
La piattaforma si reggeva all’epoca su Amazon Web Services (AWS), ma a seguito delle sue posizioni controverse e alla sua inefficienza nel combattere i discorsi d’odio, il suo contratto è stato sospeso e la sua community è stata abbandonata nelle profondità dell’off-line.
Parler aveva quindi fatto causa ad Amazon per chiedere di essere re-immessa in Rete, accusando inoltre il gigante digitale di essersi messo in combutta con Twitter per eliminare quella che avrebbe percepito come una concorrenza pericolosa.
Ora la situazione è cambiata. Il social è rimasto oscurato per qualche giorno, ma ha infine trovato il modo di tornare accessibile agli internauti. Ora quel che conta è trovare nuovi fondi con cui rilanciarsi.
Ecco dunque la variazione: Parler non vuole più essere riammessa al servizio AWS, ora vuole il risarcimento dei danni subiti. Secondo l’accusa, Amazon avrebbe infatti staccato l’accesso ai server per assicurarsi che l’azienda si svalutasse prima di riuscire ad arruolare l’allora presidente Donald Trump tra i suoi ranghi, danneggiando il social quando più vulnerabile.
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